"Albergo Italia" di Carlo Lucarelli (Einaudi, Stile libero
Big) pp. 136 - € 12,00 - ISBN 9788806220365

Era proprio cosí, l'Italia. Come oggi. Metà
pulita metà marcia. Ma per scoprirlo serviva
l'ironia e la sapienza del piú imprevedibile
detective mai inventato. Ogbà, «lo Sherlock
Holmes abissino». E se lo dice il capitano
Colaprico, dei regi carabinieri di Asmara,
c'è da crederci.
Una coppia inedita di investigatori
che piú
scorretti non si può, un po' don Chisciotte
un po' Sancho, si affacciano sulla
scena.
E inseguendo quello che appare un comico
pasticcio coloniale arrivano dritti
al cuore
nero di una Nazione appena nata, ma
che somiglia
moltissimo alla nostra.
Circola in questo breve, felicissimo romanzo
di Carlo Lucarelli una leggerezza rara, una
gioia di narrare, una sorta di allegra malizia.
Entriamo con una naturalezza che ci sorprende
in un mondo sconosciuto eppure subito familiare,
la Colonia Eritrea: e impariamo a vedere
noi stessi - i t'liàn, gli italiani, i «so
tutto io», cullu ba'llè, quelli cui piace
«di averle pensate loro, le cose» - con gli
occhi di un personaggio che non vorremmo
lasciare piú: il carabiniere indigeno Ogbà,
unito da un patto piú fraterno che di disciplina
con il capitano Colaprico. A ogni colpo di
scena, e sono tanti, a ogni parziale verità
subito caduta, i due anziché deprimersi trovano
nel loro rapporto una ragione per continuare,
tra bellissime dame che sembrano assorbire
sensualità e sprezzatura dall'aria stessa
che respirano, ambigue creature del male,
monelle prostitute, geologi che forse non
sono geologi, furieri furfanti, camerieri
magrissimi, e una vera festa di lingue e
dialetti nella cornice dello sfavillante,
modernissimo, Albergo Italia. Il piú elegante,
e anche l'unico, di Asmara, Eritrea, Italia.
Che viene inaugurato, ovvio, con un cadavere
di faccendiere neanche tanto impiccato, a
guardar bene. Quel tanto che basta per iniziare
una storia.
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