il delitto è la sua professione: Giulia Mozzato intervista Carlo Lucarelli
Uno scrittore-detective
intervista su internet (3 luglio 1998 su Café Lettrerario)Café Letterario


Tra Almost Blue e Compagni di sangue c'è un legame evidente. In entrambi i libri parli di serial killer, ma se nel primo caso si tratta di delitti romanzeschi, nel secondo si narra una realtà, quella del "Mostro di Firenze". Quali sono le affinità e le differenze tra questi due lavori? Come vivi il rapporto fra il serial killer vero e quello letterario?
E' un rapporto strano. Ho scritto Almost Blue su un serial killer mio, letterario, ma in realtà molto realistico, perché si basa su una perizia fatta da uno psichiatra assieme a me sul personaggio, analizzato come se fosse vero. Quindi abbiamo costruito una storia che alla fine a noi due sembrava in sostanza vera. Allo stesso tempo ho fatto un analogo lavoro con Michele Giuttari, Capo della Squadra Mobile di Firenze, su un vero serial killer: il "Mostro di Firenze" ed è nato Compagni di sangue. È un rapporto strano perché nel primo caso posso permettermi di inventare e ho una partecipazione emotiva, ma determinata sia da me sia dal personaggio. Nell'altro caso, quando hai a che fare con la realtà, esiste un personaggio molto più tirannico: quello vero. Non ti lascia spazio per altre cose. C'è una partecipazione emotiva più forte (l'ho constatato scrivendo Compagni di Sangue e realizzando le puntate del programma televisivo Mistero Blu). Ci sono morti veri e i morti veri fanno, ovviamente, più impressione. Ci sono assassini veri, che scioccano sicuramente più di quelli che posso ideare io. Infatti, sono persone "vere" quelle che dettano le regole di come devono essere raccontate. È più emozionante, però secondo me è più limitante. Ultimamente realizzo queste ricostruzioni con sempre meno...

Entusiasmo?
No, l'entusiasmo c'è sempre. Sono grandi storie, talmente grandi che nessuno potrebbe immaginarle così. È molto bello avere a che fare con una grande storia. Però è così faticoso... È come andare sull'ottovolante tutti i giorni. Uno ci va però dopo un po' dice: mi piace moltissimo però ho paura, preferisco i personaggi miei.

Quelli inventati, per i quali non devi essere necessariamente legato alla realtà dell'omicidio reale...
Esatto. Quelli in cui c'è comunque un piccolo spazio fantastico che fa in modo che la vicenda si ribalti, si rovesci, possa diventare una cosa diversa, si colori, insomma di un colore diverso. Negli altri casi quella è la realtà, quelli sono personaggi veri, uomini veri e quindi non possono stare zitti...

Cosa significa per uno scrittore fare un programma televisivo, che stimoli può dare?
Mi ha stimolato molto perché è una forma di conoscenza, di arricchimento. Realizzando quel programma ho imparato molte cose che prima non sapevo. Ho incontrato storie che non credevo nemmeno che esistessero. D'altra parte è talmente faticoso, prosciuga talmente le energie che l'ho trovata un'esperienza durissima, estremamente impegnativa.

All'interno delle singole puntate di Mistero Blu ti sei "ritagliato" uno spazio prettamente letterario per descrivere le città in cui i delitti sono avvenuti. Com'è nata questa idea?
Tutta la trasmissione è nata da Almost Blue, dal romanzo. Ho riscritto quei delitti esattamente con la stessa procedura, quasi gli stessi intendimenti. Ho utilizzato la stessa tecnica che avevo usato per fare il romanzo: come costruire i personaggi, come raccontare la storia, come aprire una finestra su una città. C'era in Almost Blue una descrizione della città e io l'ho ripetuta in Mistero Blu. Poi facendolo, ci siamo accorti che funzionava, ci piaceva molto e quindi abbiamo proseguito.

Come mai il romanzo giallo italiano si è sempre mantenuto in posizione marginale, ha avuto pochi autori (potremmo citare Scerbanenco o Fruttero e Lucentini) che hanno saputo imporsi, che hanno dimostrato di valere?Carlo Lucarelli
Secondo me il filone giallo italiano ha avuto, sì, raramente romanzi che si siano imposti all'attenzione, ma non per questo non sono esistiti. Bisogna forse andarli a cercare, bisogna scavare. È vero che alcuni dei grandi autori di romanzi gialli erano ancora impegnati con le regole, soprattutto con una concezione un po' ibrida e bastarda: sto scrivendo un giallo, non sono uno scrittore, però scrivo un giallo e devo seguire delle regole, se le seguo mi considereranno. Persino Scerbanenco, che ha scritto romanzi bellissimi, ogni tanto dimostra questa "trama". Qualche bel romanzo tuttavia c'è. La donna della domenica, ad esempio, le opere di Scerbanenco, appunto, alcune belle cose di Macchiavelli che vanno oltre il giallo tecnico.

Ma perché il filone italiano di narrativa gialla si sta sviluppando in questi ultimi anni e conta adesso numerosi autori?
Perché il giallo italiano è giovane, anche se non è vero del tutto. Noi siamo gli autori giovani del giallo italiano, quelli che stanno aprendo le nuove vie, ma al tempo stesso, in realtà, siamo anche vecchi autori. Io vengo dopo tutte le sperimentazioni di Macchiavelli, di Olivieri, del povero De Angelis degli anni del fascismo che da una parte scriveva delle gran belle cose e dall'altra aveva a che fare con queste regole maledette che doveva per forza seguire...

Quali sono, secondo te, in veste di autore che utilizza tutti i nuovi sistemi di comunicazione, i possibili sviluppi di "interfaccia" tra Internet e la lettura o la scrittura?
Internet è un momento di scambio e questo è già molto importante. Io vengo ad esempio a vedere Alice, come vado a vedere i forum (a cui non partecipo perché sono timido)... molte segnalazioni le trovo proprio in Internet. Quando non so bene una cosa, quando voglio un'informazione la vado a cercare proprio lì. Poi che si possa trovare un libro su Internet e che a video lo si legga interamente, questo francamente lo credo meno... Ma tante notizie, tante immagini, tante cose che ci stanno attorno sì.

Stai preparando un nuovo romanzo sul filone di Almost Blue?
Sicuramente continuerò a fare romanzi gialli perché è l'unico modo che conosco, per adesso, per scrivere. Voglio riprendere certi personaggi di Almost Blue. La ragazza per esempio [L'ispettore di polizia Grazia Negro, ndr], continua ad interessarmi, mi incuriosisce, salterà fuori in un altro libro.

Ti reputi un buon lettore?
Sì, un po' per dovere, perché ovviamente facendo questo mestiere leggo moltissimi libri, un po' per dovere "ulteriore" perché, sempre per il mestiere che faccio, conosco un sacco di scrittori (quindi devo leggere tutti i libri dei miei amici...) e poi per piacere, perché leggere è un piacere. Leggo da tantissimo tempo, anche perché mia madre è una lettrice accanita e mi passa tutti i libri che "divora", e io lì in mezzo ci vivo.

Il primo libro importante.
Il Barone Rampante di Italo Calvino. L'ho letto a scuola, casualmente, senza sapere che tipo di libro fosse (perché ero un ragazzino e non mi ero ancora fatta un'idea chiara sugli scrittori...) ma ho subito capito che era bellissimo perché parlava di una storia di fuga e di avventura, di un ragazzo che scappa su un albero a 14 anni. E poi l'autore, con una serie di espedienti, fa in modo che il ragazzo non scenda mai più da quell'albero e dagli altri alberi su cui sale. È un romanzo meraviglioso, vicino a Siddharta di Hermann Hesse o a quello che per altri è stato Il giovane Holden di Salinger.

Un titolo da consigliare?
Ne potrei citare un milione, perché di solito a questa domanda viene sempre da rispondere con un sacco di titoli. Ho letto un libro che apparentemente non è un libro ma è un fumetto. Però allo stesso tempo è un romanzo. È un libro di Will Eisner, un romanzo a fumetti bellissimo che parla della storia di un quartiere, talmente affascinante e soprattutto raccontato in modo così letterario e così poco fumettistico che per leggerlo ci devi impiegare un sacco di tempo e potresti leggerlo togliendo tutte le immagini e verrebbe fuori un romanzo di John Fante, oppure potresti mettere in movimento le immagini e avresti un film di Scorsese. Le immagini invece sono ferme, ci sono le parole ed è un racconto-romanzo.

Il libro di uno scrittore-amico?
L a raccolta di racconti In tutti i sensi come l'amore di Simona Vinci. Tutte le storie sono molto profonde, alcune molto dure, ma sicuramente bellissime. È un modo forte e delicato allo stesso tempo di entrare dentro una realtà così strana come l'amore.

Tra i libri letti in quest'ultimo anno?
C'è Faccia di sale di Eraldo Baldini che è un altro romanzo straordinario. Una bellissima storia noir e contemporaneamente un viaggio dentro la storia. Poi, altro libro splendido: Q di Luther Blisset. Meraviglioso. Un modo di creare un mondo rifacendosi alla storia, inventare sulla base di ciò che è già esistito e che è reale, ricreando quell'universo tipico di scrittori come Philip K. Dick o dei grandi della fantascienza e della fantasy, nonostante si parli delle guerre di religione alla metà del Cinquecento.

Qual è il libro più divertente che hai letto?
Il primo che mi viene in mente è James Hawes Una mercedes bianca con le pinne. Un bellissimo libro, veramente divertente. Riga dopo riga si susseguono infinite "trovate", una dopo l'altra. Non è un libro comico, è proprio un romanzo divertente! Ti racconta una storia, che è la storia di trentenni in crisi (e fin lì non c'è molto di divertente) che cercano di commettere una rapina in banca e ovviamente tutto gli va in una maniera diversa da quella che immaginano. E nel fare questo l'autore si inventa parola per parola sempre qualcosa di scoppiettante e di umoristico.

E quale rileggeresti ancora molte volte?
S ono due: Natura morta con custodia di Sax di Geoff Dyer e Il silenzio del mare di Vercors.