Massimo Carlotto riscrive parte del suo ultimo libro:
"Un mio protagonista a fianco del Genoa social forum"

Le violenze di Genova
diventano un giallo
Anche Lucarelli colpito dalla vicenda:
"Ma adesso è troppo presto per capire"


intervista su Repubblica.it (3 agosto 2001) di Massimo Vincenzi




"Non ho intenzione di lasciar perdere, non si può lasciar perdere, non si deve lasciar perdere". Quella che non può e non deve essere lasciata perdere è Genova e quello "che non vuol dimenticare" è Massimo Carlotto, uno degli scrittori noir italiani più famosi. E con lui sono tanti, gli autori del giallo e dintorni a guardare con occhio "interessato" ai tre giorni di proteste e violenze del G8. Tra loro c'è anche Carlo Lucarelli, l'apripista di questa nuova generazione di scrittori.

Loro non erano a Genova come i registi guidati da Ettore Scola e Citto Maselli, però hanno ugualmente una gran voglia di raccontare, capire, scoprire cosa è accaduto dietro "il sipario delle verità ufficiali e delle polemiche strumentali".

Massimo Carlotto lo farà immediatamente, tanto da mettersi subito a riscrivere alcuni capitoli del suo prossimo libro. Nel nuovo romanzo, in uscita a febbraio, l'Alligatore, il suo detective di confine, abbandonerà il Nordest; dove di solito si muove, per andare a Genova. Max l'analista, uno dei suoi collaboratori più fidati, sarà in piazza con il Genoa Social Forum, fianco a fianco con i manifestanti.

Quel venerdì e sabato, Carlotto era davanti alla televisione, nella sua casa in Sardegna con un gruppo di amici, sullo schermo le immagini degli scontri, la tragedia del ragazzo ucciso e poi, domenica, il risveglio con la notizia dell'irruzione dentro la scuola Diaz ed è in quel momento che ha deciso di modificare la trama del suo romanzo: "Quasi cento arresti, oltre cinquanta feriti solo in quella nottata e poi tutte le cronache dettagliate e allucinanti che abbiamo letto dopo e che ancora stiamo leggendo: davvero non si può lasciar perdere".

Lo scrittore padovano è sceso in piazza la sera di lunedì a Cagliari, con Manu Chao, e non nasconde da che parte sta: "Sono indignato, ovviamente e sto partecipando a forum, dibattiti per sensibilizzare la gente. E' una di quelle storie italiane dove gli interrogativi superano le certezze e per questo va indagata e raccontata, non per dare risposte preconfezionate, ma per provare a capire".

Anche Carlo Lucarelli parte dalla "storia italiana", anzi fa ancora un passo più indietro: "Proprio in questi giorni pensavo a quale periodo del nostro Paese non fosse adatto come sfondo per un romanzo noir, sono arrivato alla conclusione che vanno tutti bene. Dal fascismo a Genova, passando per gli anni del boom, quelli delle stragi, quelli del terrorismo e poi Tangentopoli, la mafia: di sicuro siamo il Paese migliore per il noir. E non è un gran complimento".

Genova è un altro capitolo da scrivere: "Senz'altro, ma non subito, non adesso perché gli episodi sono ancora troppo freschi, e c'è il rischio di non inquadrare al meglio la situazione. Bisogna aspettare che passi un po' di tempo, bisogna acquisire tutta la documentazione possibile e poi lavorare su quella".

E' il metodo che lui usa nei sui romanzi o nelle storie di cronaca portate in televisione. Un metodo molto vicino ad un'indagine parallela, molto vicino alla polizia, ambiente che lo scrittore bolognese conosce alla perfezione. Ed è proprio con lo sguardo di un agente, che vorrebbe raccontare Genova: "Sono due i piani che mi intrigano: quello psicologico e quello politico. Il primo aspetto è molto personale, individuale: vorrei entrare negli occhi di un giovane poliziotto che viene gettato in quelle piazze, in quei giorni e si trova davanti un livello di violenza che non ha mai visto prima. Ci saranno i poliziotti buoni, onesti, coraggiosi che reagiranno in un modo, e ci saranno quelli malvagi, corrotti che si comporteranno peggio dei teppisti. Le situazioni estreme fanno questo, tirano fuori i lati forti di un carattere".

Poi però c'è anche la politica, ci sono quelli che tirano i fili di tutta la giostra: "Ed è il secondo aspetto da raccontare. Qui bisogna capire che direttive sono arrivate dall'alto, che giochi politici ci sono dietro, anche qui lavorare e scavare". Perché non "si può lasciar perdere, non si deve lasciar perdere". (m.v.)

(3 agosto 2001)