Speciale Giallo all'italiana |
[13 mar 2002] |
Il giallo, un mistero raccontato poco per
volta
di Ada Parisi e Gianluca Atzeni
Scrittura, ambientazione, personaggi, suspanse
e colpi di scena. Gli ingredienti per un
giallo di successo, firmato Carlo Lucarelli
Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo
del giallo? E perché hai scelto questo genere?
Nella mia esperienza, scrittura e scrittura
gialla sono arrivate contemporaneamente.
E’ difficile scegliere il genere letterario:
forse anche in base alle letture che
si fanno
da ragazzi viene in mente una storia
e la
si racconta. Ad esempio, la prima storia
che volevo raccontare mi è venuta in
mente
durante i lavori per la mia tesi di
laurea
in storia contemporanea: nel documentarmi
ho incontrato un poliziotto che mi
ha dato
gli spunti per l’inizio di un romanzo.
L’ambientazione,
il personaggio e l’argomento erano
giusti
ed ho iniziato a scriverlo. In precedenza
avevo scritto qualche sceneggiatura
per una
compagnia teatrale locale e dei racconti
che però non funzionavano.
Le esperienze successive sono state
tutte
nell’ambito del genere giallo, che
considero
un mistero raccontato poco per volta.
Quali sono per te le caratteristiche dello
scrittore di gialli?
Innanzitutto una parte naturale che
tutti
gli scrittori devono avere: la capacità
di
scrivere, di creare gli ambienti e
i personaggi.
Nello specifico, il senso del ‘mistero
misterioso’,
non semplicemente ciò che non sai ma
ciò
che non capisci, ciò che ti inquieta.
Altrettanto
importanti sono l’utilizzo delle tecniche
di suspanse e del colpo di scena graduale.
Quanto lo scrivere per la tv ha modificato
il tuo stile?
Non ne sono stato molto influenzato.
Inizialmente
ho scritto libri, e questo ha rappresentato
il mio bagaglio iniziale, poi ho incontrato
la tv, che mi ha offerto un materiale
per
dare emozioni e scoprire ragioni che
non
conoscevo. Scrivere per la televisione
ti
costringe ad essere più realistico
e quindi
a documentarti a fondo, fino a leggere
i
referti delle autopsie.
Come ti è sembrato questo primo festival?
Il primo elemento positivo è dato dalla
comunità
degli scrittori che è stata ricreata
qui
a San Pellegrino. Ritengo fondamentale
avere
un appuntamento fisso. L’ideale sarebbe
coinvolgere
in questa comunità anche i lettori,
come
accade al festival della Letteratura
di Mantova.
Tra tutte le vicende che accadono, quali
sono quelle che ti ispirano?
Sicuramente non tanto gli omicidi della
cronaca,
quanto certi meccanismi di una Italia
misteriosa
e da scoprire, quell’Italia che si
illumina
per un istante nell’evento e poi immediatamente
torna nell’ombra. Mi affascinano le
indagini
che si fanno ma anche quelle che non
si fanno,
tutto ciò che di solito non viene approfondito
ulteriormente e in qualche modo è lasciato
alle spalle.
Leggendo quale autore si ricava un buon esempio
di tecnica thrilling?
Andrew Klavan, secondo me, utilizza
una grande
tecnica del thriller. Il suo lavoro,
“Prima
di mezzanotte”, è davvero esemplare.
Tuttavia per imparare a scrivere un
giallo
non basta leggere autori del settore.
Io
leggo più saggistica che narrativa.
Mi documento
leggendo molte biografie ma anche libri
di
storia, attualità politica e naturalmente
criminologia.