Il protagonista di Blu notte e giallista
racconta:
"Via Poma è un caso difficile, con tante
zone d'ombra"
Lo scrittore Carlo Lucarelli: "Così
nasce il delitto perfetto"
E a Siracusa l'assassino di un omicidio irrisolto
ha seminato indizi per la troupe della Rai
di MASSIMO VINCENZI
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ROMA - Se non è un indagatore dell'incubo
come Dylan Dog, Carlo Lucarelli ci va vicino:
si muove più semplicemente dentro i misteri
della cronaca nera italiana, che spesso superano
la fantasia. Sopra ai casi non risolti, lo
scrittore di Parma ha costruito una trasmissione,
Blu Notte su Raitre che riprenderà in autunno
con un nuovo ciclo: indagini parallele, sguardi
curiosi su quei crimini dove la faccia dell'assassino
non si è mai vista. Come quello di Francesca
Alinovi a Bologna o quello della tassista
di Siena. O quello di Simonetta Cesaroni,
la ragazza uccisa in via Poma dieci anni
fa. Il classico delitto perfetto, dove qualcuno
come Dylan Dog avrebbe fatto comodo. L'autore
di "Almost blue" e "Guernica"
non si tira indietro e partendo da quella
storia lontana dell'estate romana prova a
raccontare come un crimine diventa un giallo.
Con alcune scoperte inquietanti.
Tra i tanti casi che lei ha ricostruito nel
suo programma come mai manca quello di via
Poma?
"Non è stato possibile, perchè non abbiamo
potuto accedere alla documentazione necessaria
e per un delitto così complicato come quello,
senza questi dati fondamentali era inutile
ogni sforzo".
Da esterno appassionato però un'idea se la
sarà fatta...
"Con gli elementi che uno ha in mano
leggendo solo i giornali è impossibile formulare
ipotesi: sono tutte possibili. Di certo alcuni
dettagli strani mi hanno colpito".
Per esempio?
"Di che cosa si occupasse esattamente
quell'ufficio, cosa c'era nel computer, cosa
c'era nei minimi dettagli dentro la stanza.
Ci sono alcune anomalie che contribuiscono
ad intorbidire ancora di più le acque".
Cosa trasforma un episodio di cronaca in
un mistero, in un giallo irrisolto?
"Gli elementi sono tanti. Innanzi tutto
i casi sono difficili, intricati, pieni di
zone oscure. Non è come nei romanzi dove
le prove vengono create ad arte e tutto si
risolve come per magia, la realtà purtroppo
è più complessa. Le impronte digitali per
esempio sono difficilissime da rilevare:
basta una superficie zigrinata e tutto è
inutile. Ci sono poi i costi economici delle
indagini: l'esame del Dna è carissimo, attorno
ai due milioni, e gli investigatori non lo
possono usare in continuazione. Poi qualche
volta la polizia sbaglia oppure l'assassino
ha fortuna".
In via Poma secondo lei ha sbagliato la polizia?
"Difficile da dire, ma mi sembra che
qualche errore sia stato compiuto, soprattutto
nella prima fase dell'inchiesta, quella del
sopralluogo dell'appartamento. Ma queso è
un problema generale in Italia, perché manca
la cultura del congelamento del luogo del
crimine. In Inghilterra, per esempio, questo
è un principio sacro, da noi invece attorno
al cadavere si muovono mille persone e tutto
è più difficile. Dopo tutto i nostri carabinieri
e poliziotti sono più bravi nel controllo
del territorio, dipende proprio dalla cultura
dell'indagine".
Come mai alcuni delitti restano impressi
nella memoria collettiva?
"Ne parlavo in questi giorni con i miei
amici a proposito proprio di via Poma. Una
spiegazione razionale non c'è: entrano in
gioco elementi come la vita della vittima,
la scena del delitto, il contesto generale.
Per esempio conta molto se un omicidio irrisolto
avviene dove non te lo aspetti: nel centro
di una metropoli, in un tranquillo paese
di provincia, in una stanza chiusa. Soprattutto
la stanza chiusa colpisce perché dentro dovrebbe
esserci tutto quello che serve per scoprire
il colpevole invece il suo volto è l'unica
cosa che manca".
Quali sono i casi che l'hanno colpita di
più?
"Di sicuro quello di Francesca Alinovi,
la ricercatrice del Dams assassinata a Bologna
negli anni Ottanta, proprio perché ha quasi
tutti gli elementi che dicevo prima. Poi
quelli di Lidia Macchi e Annalisa Pedron
due ragazze di Varese e Pordenone".
Nelle sue indagini parallele hai mai risolto
il rebus?
"Io e i miei collaboratori, alcuni sono
poliziotti, in tre situazioni abbiamo trovato
indizi tali che la magistratura ha riaperto
le inchieste".
Quali sono?
"Non posso dirlo perchè c'è il segreto
istruttorio e ci hanno chiesto di non svelare
niente. Nell'ultima serie però ci è successo
qualcosa di ancora più inquietante...".
Cioè?
"A Siracusa stavamo ricostruendo un
delitto di una ragazza e l'assassino ci ha
fatto ritrovare gli indumenti della vittima
che erano scomparsi. La polizia li cercava
da tempo e sono stati trovati in un pascolo
proprio il giorno che noi siamo andati là
per le riprese. Qualcuno sapeva che saremmo
andati là e ha voluto darci, in particolare
dare alla televisione, questa traccia, questo
segnale".
(7 agosto 2000)