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"Ammazzare e fare la guerra è sempre inutile"
Intervista a Carlo Lucarelli sul tema della pace e della guerra
di Ilaria Valoti

Carlo Lucarelli vive in provincia di Bologna ed è considerato un esponente di spicco del nuovo noir anni novanta. Ha scritto diversi romanzi e racconti fra cui “Almost blue” che hanno riscosso grande successo di pubblico. Collabora e ha collaborato con numerose riviste nonché attualmente conduce una trasmissione televisiva sui misteri irrisolti chiamata “Blu notte”.

In questa intervista ci spiega la sua visione della guerra.

Cosa ne pensa del tentativo di Bush di dichiarare guerra a tutti i costi all'Iraq e che ruolo, secondo lei, dovrebbero ricoprire l'Europa e l'Italia in questa situazione?
Credo sia un progetto, quello della guerra all'Iraq, che risponda ad interessi politici ed economici dell'amministrazione Bush e dei gruppi di interesse che la sostengono. Credo che sia una follia, non solo sul piano etico ma anche su quello pratico, che spaccherà l'occidente, destabilizzerà l'area senza un progetto per il futuro e, soprattutto, ammazzerà un sacco di gente. Non aggiungo l'avverbio "inutilmente", perchè comunque ammazzare e fare la guerra è sempre inutile. L'Italia avrebbe dovuto unirsi al resto dll'Europa nel promuovere un'azione comune che premesse sull'Onu per una sistemazione complessiva dell'area ottenuta SENZA la guerra.

Che conseguenze avrà, secondo lei, la rottura che si sta creando all'interno della stessa Europa fra coloro che appoggiano e coloro che vogliono ritardare un possibile intervento armato?
La fine dell'occidente come noi lo conosciamo. Se quella parte d'Europa che non approva la guerra non rientra nei ranghi degli Stati Uniti appellandosi ed eventi che giustifichino un cambiamento di idea, la spaccatura resterebbe enorme. Non che sia un male, la fine di un certo occidente con una logica da guerra fredda riciclata. Si può pensare a qualcosa di nuovo, su valori diversi, comuni a quella "vecchia europa" che crede ancora nei diritti umani, nella democrazia e nella solidarietà.
Esiste, come per esempio ribadisce con forza la Germania, un'alternativa alla guerra?
Sì. Un'azione politica, per esempio. Il rafforzamento delle opposizioni democratiche in Iraq. La pressione internazionale. Un embargo che colpisca politicamente la classe dominante e non le popolazioni. Pressioni sulla Lega Araba. Ce ne sono anche di meno nobili. Gli Stati Uniti hanno determinato per decenni quasi tutti i governi dell'America Latina, come per il Cile, per esempio, e in parte anche la storia politica del nostro paese.

Cosa ne pensa del fenomeno delle "bandiere della pace", diffusosi in Italia? Lei ne ha esposta una?
Non l'ho fatto solo perché ho avuto tutta la casa fasciata dalle impalcature dei muratori e non ho avuto modi di chiedere il parere alla ditta edile. Trovo però che sia stato un movimento bellissimo e che sia anche servito. Senza quelle bandiere forse avremmo già avuto qualche nave ad incrociare nel golfo con quelle americane.

Ha partecipato alla grande manifestazione di Roma o ad altri cortei per la pace?
Sì, a tutti quelli che ho potuto. Credo che sia servito.

Per lei Bologna è città di pace o di guerra?
Bologna è sempre stata una città di pace. Le bandiere alle finestre, la gente che va ai cortei, i dibattiti che si tengono, ma anche quello che si dice normalmente in giro lo dimostra. Una città come Bologna, che è sempre stata vittima di qualcosa, dall'occupazione nazista, alla strage della stazione a Ustica, non può essere una città che approva il bombardamento di qualcuno.

Superando i limiti del reale, c'è una guerra alla quale avrebbe voluto partecipare perchè giusta?
Forse quella di Spagna, negli anni '30, con gli anarchici e le brigate internazionali contro i franchisti... ma è solo una proiezione ideale. Io non voglio partecipare a nessuna guerra. Non ricordo chi l'ha detto ma l'ho letto di recente: la guerra dovrebbe essere tabù come l'incesto.

Se Bin Laden fosse un personaggio dei suoi gialli, quale sarebbe la sua strategia per sfuggire alla cattura? E quale la conclusione?
Non saprei... niente è più fantasiosi della realtà, e la strategia che ha usato per farlo, quando la scopriremo, è sicuramente più incredibile di quanto potrei pensare io.

Un uomo disse: "C'è un tempo per fare poco, uno per fare molto ma non credo a quelli che dicono che si possa stare senza fare niente". Crede che i comuni cittadini, gli uomini delle varie nazioni, possano o debbano fare qualcosa in questa situazione?
Sì. Farsi sentire. Opporsi. Resistere. Non è poco, è tantissimo rispetto allo stare in silenzio e non fare niente.

Pubblicato il: 26/03/03


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