INTERVISTA A
Carlo Lucarelli
a cura di Daniela Amenta
24.04.2004
«Ora in Rai si rischia di non vedere più
niente»
ROMA È un giallo scadente, già risolto, e
che non ha bisogno della penna di Carlo Lucarelli.
Il «killer» di Blu Notte ha agito lasciando
in scena tutti gli indizi e senza neppure
servirsi del maggiordomo. Nessun brivido,
solo una diffusa inquietudine. «Sono tornato
a casa l’altra sera e ho acceso la tv. Mi
aspettevo di vedere la puntata dedicata alla
mafia. E invece, all’improvviso, sullo schermo
si è materializzato Clint Eastwood, circondato
da una mandria di mucche», racconta lo scrittore.
Nessuno ha avuto il buon gusto di avvertirla?
Ci hanno provato sia il direttore di rete
che il capostruttura, ma avevo il cellulare
spento. Poi, ho ascoltato i loro messaggi.
Erano mortificati, imbarazzatissimi. Sono
brave persone, non c’entrano niente.
E chi c’entra? Se fosse una crime-story le
chiederei il nome dell’assassino.
Qualcuno molto in alto, in Rai. E non credo
da solo. Ma attribuisco la scelta di oscurare
la puntata a un clima generale, diffuso.
Un sentimento censorio.
La puntata era una replica, giusto?
Sì, si trattava della puntata-pilota dell’intera
serie «Blu Notte Misteri d’Italia». Già trasmessa
a giugno, con uno share del 16%. Un ottimo
risultato per programmi come il nostro che
si attestano sul 9%, circa 2 milioni e mezzo
di telespettatori. L’idea era di proseguire,
dopo l’approfondimento sulla mafia, con almeno
altre tre puntate. In programma avevamo la
ricostruzione della vicenda relativa alla
Banda della Magliana e alla malavita milanese.
A questo punto, immagino, se ne riparlerà
in autunno. Se se ne riparlerà.
Il motivo ufficiale del black out è la par
condicio?
Così mi hanno detto. E mi stupisco. Davvero,
sono sorpreso. La puntata partiva dalle stragi
del 1992, ripercorreva la storia di Cosa
Nostra attraverso un excursus cronologico,
fino agli anni Sessanta. C’erano interviste
a Violante e al deputato di An Battaglia.
Parlava Martelli, che all’epoca era ministro
della Giustizia. Nessun riferimento a fatti
attuali, come il processo Andreotti o Dell’Utri.
Voglio, inoltre, precisare che nella dinamica
di Blu Notte le interviste funzionano solo
come snodo narrativo, non hanno alcun intento
o significato politici.
Cosa diceva esattamente Battaglia?
Il parlamentare di An è stato minacciato
di morte. Gli abbiamo chiesto i motivi. Minacce
giunte per non aver rispettato qualche patto
con la mafia? Battaglia è stato molto chiaro,
ha respinto ogni coinvolgimento con Cosa
Nostra, spiegando che la mafia non vota i
politici locali dai quali può ottenere ben
poco, ma chi può decidere a monte. Ha detto
anche che la coalizione di centrodestra,
in Sicilia, ha interpretato il cambiamento.
Per altro, Battaglia ha visto la puntata
e non ha ritenuto dover smentire nulla di
quanto avevamo mandato in onda. Escluderei
sia questa intervista il nodo del problema.
E qual è il nodo?
Il tema trattato, immagino. Credevo che parlare
di mafia non provocasse tanti fastidi.
Avreste potuto andare in onda lo stesso,
con l’avvallo del Tg3, ad esempio.
Sì, infatti. Ma dovremmo avere il supporto
di una testata giornalistica, per parlare
di certe cose. L’errore è qui. La mafia non
è un partito, noi abbiamo approfondito un
argomento che è parte, nostro malgrado, della
storia del Paese. Argomento che ha intrecci
politici, ma non è politica, non è tribuna
elettorale. È il contesto che è malato. Se
si oscurano Blob e Blu Notte, fra breve cominceranno
a censurare la satira, e poi chissà, forse
anche la pubblicità, e i comici.
Prevede una Rai sempre più imbavagliata?
Prevedo che, di questo passo, si rischia
di non vedere più niente. Un film come “Il
giorno della civetta”, per dirne una, può
essere trasmesso? E il film su Aldo Moro?
Rispettando le regole della par condicio
applicate su di noi, direi di no. Non vedo
soluzioni. Penso che, per quanto ci riguarda,
ci fermeremo adesso. Poi si vedrà.
E nel frattempo tornerà a scrivere?
Sto già facendolo. È un romanzo ambientato
in Eritrea, nell’800. Spero che qualche parente
di Crispi non se ne abbia a male e sia possibile
pubblicarlo in pace. Senza intoppi.