Intervista a Carlo Lucarelli di Blu Notte
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“ La Storia d'Italia ha una metà oscura ”
a cura di Stefano Corradino





La strage di Piazza Fontana, la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, la violenza degli anni 70, la morte di Pasolini. La storia italiana è lastricata di decine di misteri irrisolti.
“ Storie – afferma lo scrittore e autore televisivo Carlo Lucarelli - che sembrano romanzi gialli. Il problema è che sono vicende reali, realmente accadute, che invece di nutrire semplicemente il nostro immaginario hanno influenzato concretamente la nostra vita, individuale e collettiva”.

Tra le 7 edizioni di “Blu Notte” questa è la terza dedicata all’Italia dei misteri. Sono davvero così tanti i misteri italiani?
Purtroppo si. Tutte le volte che ci ritroviamo a stilare l’elenco dei misteri su cui impostare i nostri gialli dobbiamo fare una difficile selezione. I misteri italiani tuttora insoluti sono numerosissimi. La storia d’Italia ha una metà oscura non solo molto profonda, ma anche molto vasta.

La prima puntata della nuova edizione è dedicata a Piazza Fontana. La strage di Milano ha dato inizio alla cosiddetta “strategia della tensione”. Parlarne ha quindi anche un valore simbolico?
Parleremo di Piazza Fontana per vari motivi: perchè quella strage ha innescato una spirale di violenza e di sangue con molti punti ancora oscuri. E ne parleremo perchè in questo Paese, purtroppo, c’è spesso una tendenza a dimenticare… D’altronde, su Piazza Fontana la vicenda giudiziaria si è definitivamente conclusa. Adesso il testimone passa alla storia.

Una vicenda che ha lasciato però molti punti oscuri, a cominciare dall’esecutore materiale.
Non sappiamo in effetti chi era, in carne ed ossa, l’uomo “con la valigetta in mano”, colui che ha fatto materialmente deflagrare la bomba. Ma questo elemento sarebbe servito alla magistratura non alla storia. Noi, in fondo, su questa vicenda come su altre, molte verità le abbiamo effettivamente assodate: conosciamo il contesto, le ragioni che hanno portato alla strage, gli stessi responsabili…

Pasolini nel suo celebre passo degli “Scritti corsari” diceva “Io so. So i nomi dei responsabili della strage di Milano…”
E’ esattamente questo che intendo. Pasolini utilizzava il “buon senso” della storia per indicare come i responsabili, il contesto, le motivazioni di quella ed altre stragi si conoscevano già, senza il bisogno di individuare nomi e cognomi. Alla storia non interessa.

C’è più indifferenza o responsabilità intorno alle stragi?
Entrambe. La responsabilità di chi ha nascosto, occultato, per anni. E la nostra indifferenza, che non abbiamo saputo rivendicare fino in fondo un sacrosanto diritto di verità.

In Italia vige ancora il segreto di stato sulle stragi. Perchè?
Perchè ci sono ancora scheletri negli armadi. E alcuni armadi sono addirittura girati verso il muro tale è la “scomodita’” di alcuni segreti…

L’ultima puntata di questa edizione è dedicata a Pasolini. In che modo parlerete della sua vita e del mistero della sua morte?
Quello di Pasolini è un mistero imbarazzante. E’ imbarazzante come si sia creduto subito, senza porsi dei dubbi, all’ipotesi della omosessualità violenta, senza indagare se, alla base dell’omicidio potessero esserci altre ragioni. Cercheremo in ogni caso di affrontare il “caso Pasolini” mettendo ampiamente in luce i risvolti letterari; l’uomo, l’intellettuale, inserendoli in un contesto giallo.

Se i misteri sono scomodi possono esserlo anche le inchieste giornalistiche che vogliono arrivare alla verità. Avete mai avuto problemi? Ingerenze, impedimenti, minacce?
Fortunatamente no, almeno per adesso. Semmai è piu’ facile che sorgano problemi politici. In ogni caso abbiamo la fortuna di avere un direttore che non ci ha mai creato difficoltà e non ci ha mai chiesto di indirizzare in un modo o nell’altro le nostre inchieste.

Un film, un documentario o un’inchiesta giornalistica televisiva possono a suo avviso contribuire a riaprire anche casi giudiziari caduti nell’oblio? Pensiamo al film “Jfk” sulla morte di Kennedy…
Sicuramente. Di certo non è il caso di Blu Notte dal momento che noi riportiamo in superficie fatti che sostanzialmente già si conoscono. Tutt’al più possiamo contribuire a smuovere l’attenzione dell’opinione pubblica su un particolare episodio. Spesso è cosi che nascono alcune prese di coscienza collettive… In ogni caso ci sono molti precedenti importanti anche in tv: penso al contributo importantissimo che diede Corrado Augias in una sua puntata sul “caso Ustica” raccogliendo al telefono, in diretta, testimonianze di assoluto rilievo e utilissime per aprire uno squarcio di verità in più su quella strage ancora così misteriosa.

Leonardo Sciascia scrisse che il nostro è un Paese senza memoria e senza verità. E’ d’accordo?
Completamente, ma aggiungerei che l’Italia ha sicuramente sete di memoria e di verità. In un recente sondaggio, il Censis chiedeva ai giovani intervistati cosa sapessero della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Il 60% non ha saputo dare una risposta ma ben l’89% ha detto che avrebbe voluto che qualcuno glie ne parlasse…