INTERVISTA A CURA DI CHIARA BERTAZZONI
Di Bernardo, Lucarelli, Smocovich. Cornelio
- Delitti d'Autore
di Chiara Bertazzoni
Autore e personaggio. Uno e mille volti del
nuovo personaggio creato dall'unione inedita
di volti a noi ormai noti
Per il mese di maggio la nostra rubrica si
concede una puntata speciale a tutti gli
effetti. I nomi che ospitiamo, infatti, sono
quelli di autori noti, in ambiti diversi,
non certo di esordienti assoluti, ma li incontriamo
questa volta in veste inedita. Giuseppe Di
Bernardo, Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich,
insieme a un team di disegnatori, infatti,
presentano l'esordio di Cornelio — Delitti
d'Autore, miniserie della Star Comics, che
prevede sei uscite bimestrali, la prima delle
quali è in edicola proprio in questo mese.
Per questa puntata, inoltre, ci spostiamo
dal nostro salotto letterario virtuale, per
andare a incontrare i nostri ospiti in occasione
del Salone del Libro di Torino, sabato 10
maggio, data in cui Mauro Smocovich, Carlo
Lucarelli, Francesco Bonanno e Daniele Statella
presentano Cornelio ai suoi lettori.
E' inutile nascondere che grande interesse
risveglia la nascita del progetto e
soprattutto
indagare il coinvolgimento di Carlo
Lucarelli
nell'opera. Il rapporto tra Carlo "reale"
e personaggio, infatti, incuriosisce
e appassiona
i lettori. Come si è sviluppata questa
idea
e come è stata portata avanti?
Carlo: E' stata una cosa, dal mio punto di vista,
abbastanza rapida. L'idea è venuta
all’inizio
a Mauro e agli altri, che io chiamo
proprio
compagni di merende, nel senso ironico
del
termine. L'idea, alla quale mi sono
aggiunto
io, è quella di inventarci una figura
di
investigatore, che fosse uno scrittore,
che
avesse a che fare con un mondo legato
all'immaginario
collettivo, mescolando il mondo della
letteratura,
quello del cinema, e che potesse, perciò,
sfociare in tante cose.
E poi mano a mano che andavamo avanti con
l'elaborazione è subentrata un'idea che è
venuta a qualcuno, ora non mi ricordo più
a chi, ma vi prego di credere non a me, perché
non mi sarebbe mai venuto in mente… l'idea
è quella di metterci anche fisicamente la
mia faccia e la mia corporatura, la mia gestualità:
insomma di mettere me stesso lì dentro.
E come l'hai presa?
Carlo: Devo dire che all'inizio l'ho trovata un'idea
totalmente assurda e ho detto "Se
lo
fate io vi querelo a tutti", perché
mi sembrava assurdo ritrovarmi come
personaggio
dentro a un fumetto, a una storia,
io che
sono uno scrittore, che faccio altro.
Già
per gli scrittori è abbastanza, non
voglio
dire imbarazzante, però è abbastanza
particolare
trovarsi fisicamente dentro un'altra
cosa.
Faccio l'esempio del fare la televisione,
dove la tua faccia, la tua fisicità
sottolineano
quello che stai facendo, per cui io
faccio
un programma che si chiama Blu Notte
e il
fatto che io abbia questa voce qui
e che
faccia quei quattro gesti, che sono
in grado
di fare (solo quelli perché altri non
li
so fare) influenza come parlo, il fatto
che
io impari tutto a memoria vuol dire
che per
ricordarmi tutto devo sempre fare quei
gesti
lì che a un certo punto diventano la
scansione
delle parole, quindi dico parole che
possono
essere scandite… insomma non è una
comunicazione
semplice, naturale, come quella di
scrivere,
senza fisicità: scrivi e le parole
sono le
parole. In televisione invece "scrivi",
ma ci sei dentro anche tu e quindi
sei parte
del programma. Perciò mi sembrava assurdo
rifare questa esperienza, in altra
forma,
così come mi sembra assurda l'idea
di interpretare
un film…
Però mi sono reso conto che quello che veniva
fuori, un po' alla volta col proseguire del
lavoro, era una cosa completamente diversa,
non ero io. Soprattutto quello che mi preme
sottolineare è la dimensione ironica che
permea il tutto. E quindi mi sono reso conto
che non era un fumetto su di me per il fatto
che io ci fossi dentro con la figura fisica.
Cornelio è un personaggio che ha preso tutta
una sua piega, una sua forma, che ci permette
di fare un sacco di cose. Perciò c'è stato
un vero distacco dal punto di vista narrativo
e a quel punto prestare la mia faccia diventava
solo un'operazione ironica che a me ha fatto
molto ridere. Come mi ha fatto molto ridere
ritrovarmi qui dentro e contribuire a creare
e a gestire questa figura, come recitare
una piccola parte e mi sono ritrovato a dare
un'immagine a una persona che corre, che
spara, che si arrabbia, che fa un sacco di
cose qua dentro che a me non sarebbe mai
capitato di fare. Per cui è avvenuta da parte
mia quella stessa immedesimazione che avviene
alle volte tra il lettore e il personaggio:
lo leggi, ti interessa, ti piace, ti sta
simpatico, o antipatico e ti ci immedesimi
e vivi quello che sta succedendo. E a quel
punto mi ha fatto piacere.
E poi quando ho visto le tavole che i disegnatori
stavano facendo la prima cosa che ho
pensato
è stata: "Certo avreste potuto
farlo
anche più bello". Dopodiché ho
incontrato
un sacco di gente che mi ha detto "Ho
visto le tavole che ti hanno fatto,
ti hanno
fatto molto più bello" e allora
sono
rimasto un po' male. Poi mi ha telefonato
un altro collega scrittore che mi ha
visto
e mi ha detto "Ti hanno disegnato
in
un fumetto, ti hanno fatto magrissimo".
"Come magrissimo? è tutto tondo!"
e allora a quel punto uno prende anche
le
distanze da se stesso e dopo un paio
di numeri
penso che né io, né gli altri, né i
lettori
ci ricorderemo più che dietro Cornelio
c'è
la faccia di una persona vera.
L'idea è nata quindi indipendentemente
dal
coinvolgimento di Carlo. Parlando di
un fumetto
è interessante sapere, perciò, lo sviluppo
delle storie, la parte degli sceneggiatori,
la nascita del progetto, il successivo
coinvolgimento
di Lucarelli...
Mauro: L'idea è nata per una storia che al momento
non sarà usata, una storia a se stante.
Poi
la caratterizzazione che aveva fatto
Fabio
De Luigi di Carlo, esagerando alcune
sue
caratteristiche e aggiungendo molto,
ci ha
fatto pensare che anche Cornelio avrebbe
potuto prendere alcune sue caratteristiche,
accentuandone la parte ironica... e
dal momento
in cui lui ha dato la sua disponibilità
ci
siamo lanciati.
Al che è diventato veramente un gioco
divertente
e ci siamo divertiti a creare, perché
Cornelio
è Cornelio, ma ha comunque il volto
di una
persona che conosciamo e quindi dobbiamo
superare sempre un po' di soggezione
nel
decidere le cose che possiamo fargli
fare.
Però il discorso del personaggio che
piano
piano prende sempre di più una sua
vita propria
è una cosa reale. All'inizio quando
parlavo
del personaggio con Giuseppe Di Bernardo,
l'altro autore, facevo spesso confusione
tra Cornelio e Carlo, adesso non lo
faccio
più. Le cose le fa Cornelio, non Carlo,
perché
Cornelio ha una sua vita, delle cose
che
non posso dire perché legate al personaggio,
ai misteri che poi si sveleranno nelle
prossime
storie. Anche per noi la difficoltà
è stata
prendere le dovute distanze tra una
persona
esistente e il personaggio: noi non
volevamo
raccontare la storia di Carlo Lucarelli,
altrimenti avremmo fatto una biografia.
Quindi c'era questa storia e poi la
cosa
che ci ha spinto verso questa strada
è il
fatto che Fabio De Luigi lo avesse
già fatto,
che fosse molto divertente, che Lucarelli
scrittore affermato e narratore di
misteri
italiani, si fosse già distinto per
forte
autoironia e perciò ci siamo sentiti
in un
certo senso rassicurati.
Un'altra cosa che ci ha spinto è che
l'Italia
e il fumetto italiano usano sempre
più spesso
volti stranieri concedendo a questi
sempre
più spazio. Quando poi vediamo il volto
di
un attore americano non c'è poi tutta
questa
immedesimazione, resta il volto di
una persona
"lontana". Non siamo abituati
a
vedere i volti di persone che potremmo
davvero
incontrare per strada che raccontano
storie
di fantasia e perciò è un esperimento
che
abbiamo voluto fare e ci siamo divertiti.
E come è stato per il "soggetto"
il primo impatto con le prime prove
di disegno.
Ti sei riconosciuto nelle prime tavole?
Carlo: All'inizio ti vedi in una versione strana
perché qualcuno ti ha disegnato e il
mio
primo pensiero è stato "Sì, però
non
è che sia proprio così". Poi dopo
un
po' capisci che si sta parlando di
un fumetto
che incidentalmente ha il volto di
una persona
che esiste perchè questa persona che
esiste
dà degli spunti che potevano far parte
anche
del progetto del personaggio. Tante
volte
capita, anche a me capita così, quando
scrivo.
Alle volte c'è un personaggio che voglio
inventare e c'è una persona reale che
gli
assomiglia, perciò prendo la persona
e la
faccio diventare personaggio come fanno
i
pittori con i modelli o con le nature
morte:
lo metto lì e lo ridipingo.
Quello che veniva fuori dalle prime
prove
di disegno era questo, un personaggio
che
prendeva una sua forma al di là della
base
da cui era partito, c'era la riconoscibilità,
certo, perché alla fine il gioco voleva
essere
quello, però Cornelio era ed è un altro
personaggio.
Perciò all'inizio ero io, poi ho trovato
alcuni tratti che mi divertivano, poi
per
il resto sono sempre rimasto lì a guardare
perché dal mio punto di vista questo
personaggio
poteva funzionare in quanto personaggio,
in quanto Cornelio, con un suo nome,
cognome
e devo dire che se sono qui a parlarne
è
perché le cose che ho visto mi sono
piaciute
moltissimo.
Dall'altra parte, però, qual è stata, su
questo punto, l'esperinza dei disegnatori
che di sono messi in gioco nel rappresentare
Cornelio. E' stato facile? Quali sono state
le maggiori difficoltà?
Francesco: Quando ci è stato proposto per la prima
volta siamo rimasti o almeno io sono
rimasto
un po' stupito, però poi c'è stato
un divertimento
totale. Non nascondo che, contrariamente
a quanto si potrebbe pensare, non è
stato
facile riprodurre un personaggio reale,
in
modo così somigliante, perché a quel
punto
doveva essere quasi uno scherzo fatto
a Carlo
Lucarelli e allora doveva essere uno
scherzo
fatto fino in fondo.
Quindi il personaggio non doveva essere
ispirato
a Carlo Lucarelli, ma doveva essere
il volto
e non solo il volto, ma anche il corpo,
la
gestualità, il look di Lucarelli. E
a noi
spettava il compito di rendere la sua
gestualità.
Poi mi viene da dire che a un certo
punto
Carlo Lucarelli è diventato anche per
noi
disegnatori Cornelio; nonostante la
figura
di riferimento fosse sempre quella,
ci siamo
accorti, almeno io, sul finire dell'albo
che sto disegnando, che effettivamente
Cornelio
ha preso anche una sua fisionomia e
adesso
anche io mi sentirei di dire che Cornelio
è Cornelio nonostante abbia il volto
di Carlo
Lucarelli.
Preciso anche una cosa che diceva Mauro:
è vero che il fumetto italiano alle
volte
prende ispirazione da volti stranieri
e di
attori famosi, più o meno, anzi sicuramente
bellocci, qui invece c'è un volto assolutamente
italiano e non il fighetto di turno
e questo
a me ha fatto estremamente piacere,
non mi
sento nemmeno io un fighetto, ma una
persona
normale. Non voglio dire che Carlo
Lucarelli
non sia una persona… a suo modo è anche
un
fighetto, quindi non essendo nessuno
di noi
un fighetto la cosa mi è piaciuta molto.
Per il resto, alla fine è stato difficoltoso,
ma divertente.
Si è detto fin qui che per ora la serie
di
Cornelio prevede sei albi a cadenza
bimestrale.
Come si sviluppa la serie? Si tratta
di storie
auto conclusive o c'è una macro struttura
che le unisce tutte?
Mauro: Senza svelare troppo le trame, c'è una
storia che collega tutti gli episodi,
che
è costituita dalla vita di Cornelio,
dal
suo passato, dalle persone che lo conoscono
e che poi a mano a mano ovviamente
vengono
svelate, prendono forma albo dopo albo.
Ci sono omicidi?
Mauro: Ogni storia si sviluppa con una particolare
sequenza di eventi. Cornelio viene
coinvolto,
ogni volta, in qualche modo, in vicende
bizzarre
e quindi deve poi uscirne fuori. C'è
spesso
un enigma da risolvere e molto spesso
è Vanessa,
la sua controparte, che è una ragazza
di
18 anni, molto dinamica, che lo coinvolge.
Cornelio ha perso la vena della scrittura,
deve affrontare la pagina bianca ed
è sempre
lei, che è una sua fan e ci tiene molto
che
lui torni a scrivere, che fa di tutto
per
coinvolgerlo in alcune storie, trascinandolo
sul luogo del delitto nella speranza
che
ritrovi l'ispirazione.
Per forza di cose Cornelio in qualche
modo
deve risolvere il mistero. Fosse per
lui
chiamerebbe subito la polizia, poi
ovviamente
per gli autori è divertente trovare
il come
Cornelio viene coinvolto nella situazione
e come ne viene fuori. Cornelio non
è un
detective di natura. È uno scrittore
che
diventa detective per caso.
Ogni storia, perciò, si conclude in
modo
che ogni lettore la capisca anche autonomamente,
senza aver letto le altre. Inoltre
c'è il
filo conduttore di questo passato,
di questo
mistero legato al personaggio che si
sviluppa
un po' per volta attraverso interazioni
con
altri personaggi. Al di là delle storie
singole
c'è la macro struttura, misteri che
si portano
avanti nella miniserie. Da parte degli
autori
c'è la volontà di dare alla storia
sempre
un alone di mistero, senza mai rivelare
tutto,
lasciando spazio alla fantasia, all'immaginario
del lettore, altrimenti si racconterebbe
la vita.
Una curiosità: come nasce il nome Cornelio?
Carlo: Nasce da una serie di idee. Per quanto
mi riguarda io avevo alcuni personaggi
che
avevo chiamato così, perché è un nome
comune,
ma allo stesso tempo misterioso. Inoltre
è un nick name che ho cercato spesso
di usare
in una serie di occasioni, per scoprire
che
in internet tutto il mondo lo stava
usando.
Se ti vuoi registrare come Cornelio
devi
mettere Cornelio 2850 e da qui mi è
venuto
in mente che forse è uno strano nome,
un
po' desueto, un po’ misterioso, ma
anche,
tutto sommato, bello e l'ho trovato
adatto
per un personaggio di quel genere.
Volevo, inoltre, aggiungere un cosa
a quello
che diceva Mauro, riguardo le storie.
Con
il pretesto di uno scrittore che è
in crisi
di ispirazione si può fare, in un fumetto
come questo, un gioco interessante,
che il
fumetto fa da un sacco di tempo e che
è una
sorta di sperimentazione trasversale:
mischiare
assieme i generi. Con il pretesto che
abbiamo
a che fare con un genere che spazia
dall'horror
al giallo classico, cosa che il fumetto
aveva
cominciato a fare quando noi scrittori
di
noir eravamo ancora lontani, possiamo
lasciarci
andare alle contaminazioni. Il fumetto
questa
cosa qui, contaminare i generi, mescolare
le tradizioni, fregarsene di seguire
una
linea ben definita senza dover sconfinare,
ma anzi contaminando tutto quello che
vuole,
l'ha sempre fatto, facendo, secondo
me, un'operazione
molto importante.
Un aspetto interessante, che al momento è
stato appena accennato è l'italianità del
fumetto di Cornelio, che unisce in sé una
serie di elementi che lo rendono un fumetto
italiano doc.
Francesco: Non è un discorso campanilistico, non facciamo
un fumetto italiano in tutto e per
tutto
perché non ci piacciono gli stranieri,
ma
semplicemente è nato così. Volevo aggiungere
che di italiano non c'è solo il volto
o il
personaggio, c'è anche l'ambientazione.
Nel fumetto italiano, a parte L'Insonne
di
Giuseppe Di Bernardo, non mi pare di
ricordare
ambientazione nei nostri luoghi, noi
viviamo
qua, in fin dei conti, e la domanda
quindi
è perchè no? Perché non ambientarla
a Bologna
piuttosto che, che ne so, in Inghilterra?
Carlo: Questo argomento, quello della credibilità
di un'ambientazione italiana, è sempre
stato
un problema, che da un certo punto
in poi
è stato risolto dalla nostra letteratura,
soprattutto di genere, e che in parte
forse
deve ancora essere risolto. Si diceva,
credo
in Bonelli, una volta, che dire "Mani
in alto Frank" è molto più bello
e più
credibile che dire "Mani in alto
Francesco".
Ed era una cosa che veniva detta anche
per
il giallo; il giallo Mondadori agli
inizi
prediligeva autori stranieri e quando
gli
italiani scrivevano dovevano scrivere
con
pseudonimi stranieri e cercando di
ambientare
le storie all'estero perché era un
luogo
comune che certi delitti e certe cose
potessero
essere credibili e appassionanti solo
se
ambientati all'estero. In realtà la
letteratura
ha altri pregi che quello di raccontarti
una storia ambientata in posti che
tu non
conosci, che sono quelli, per esempio
di
raccontarti una città, una strada…
e anche
qui molti autori hanno cominciato a
chiedersi
perché no? Perché non utilizzare una
cosa
che se resa credibile nel modo giusto,
combattendo
con un immaginario tutto diverso, e
rifondando
l'immaginario stesso, può essere vincente?
Gran parte di quello che è definito
il primo
giallo italiano era ambientato a Bologna,
reinventando una Bologna che altrimenti
sarebbe
stata incredibile se paragonata alla
classica
Bologna delle due torri. Fino a quel
momento
gli unici romanzi credibili ambientati
dalle
nostre parti sarebbero stati quelli
che avessero
avuto a che fare con corna e tortellini.
Ma una storia metropolitana non sarebbe
stata
pensabile, una storia di assassini
sarebbe
stata credibile a New York o nella
Milano
di Scerbanenco. Questo è quello che
abbiamo
fatto noi: perché non raccontare un
pezzettino
della realtà che ci circonda?
Nel primo numero compare il primo personaggio
che è uno dei fantasmi della letteratura
(Marlowe), mentre nel numero zero ne vengono
anticipati diversi, tra cui Sandokan. Senza
svelare le trame qual è il ragionamento che
c'è dietro la scelta di un personaggio come
questo. Come si collega a uno scrittore che
si occupa di omicidi?
Carlo: Per quanto riguarda me rispondo in maniera
molto reticente per non svelare niente. Ma
ci sta anche Sandokan. Per esempio c'è Sandokan
nell'immaginario mio e di altri scrittori
di delitti, sia italiani che stranieri. Se
voi chiedete a scrittori come, ve ne cito
uno, Paco Ignacio Taibo II (con cui ho fatto
questo discorso) che è uno scrittore di gialli
e anche di altre cose, se gli chiedete chi
sono i personaggi fondamentali del suo immaginario
vi cita: Sherlock Holmes, Philip Marlowe,
e poi vi cita anche Stanlio e Ollio (che
sono una sua fissazione) e vi cita Sandokan.
Io questo discorso l'ho sentito fare anche
da Camilleri per esempio. Camilleri dà la
colpa della crisi della lettura al progresso
della medicina. Uno lo sente e pensa che
è impazzito e invece no. Quando ero piccolo
io, e Camilleri prima di me, ci beccavamo
tutte le malattie infantili e stavamo settimane
a letto, con gli orecchioni o con il morbillo,
non c'era la tv e quindi si leggeva un sacco.
E quello che si leggeva di più era la letteratura
d'avventura, cioè la letteratura di grandi
mondi e quindi di grandi misteri: il Giallo
Mondatori per ragazzi (quando ero io piccolino),
Sandokan, i pirati. Il romanzo poliziesco
è, in un certo senso, il nuovo romanzo di
avventura, che ora forse si trasformerà in
qualcos'altro ancora. I pirati non ci sono
più, il mondo lo conosciamo tutto, conosciamo
anche lo spazio e che ci manca? La metà oscura
dell'uomo ed ecco che Sandokan diventa Philip
Marlowe e poi diventerà il cacciatore di
serial killer, poi sarà Dylan Dog che va
a cacciare i mostri, ma la linea parte da
Sandokan. Ed ecco perché ci sta, perché tutto
sommato tutti noi facciamo parte non solo
di quello ma di una grande famiglia di letteratura
popolare, siano giallisti o autori di altro.
Mauro: Carlo ha risposto ampiamente, aggiungo
solo che i grandi personaggi della letteratura
che compaiono tra le pagine, altro non sono
che l'immaginario di Cornelio, vengono dalle
sue letture e dal suo immaginario e incarnano
ogni volta un qualcosa, che Cornelio usa
per uscire dai momenti di difficoltà: la
logica di Sherlock Holmes, la durezza di
Marlowe, l'avventura…
Una nota a parte merita, infine, il personaggio
di Vanessa, la controparte femminile di Cornelio,
ragazza giovane, dinamica, infatuata del
suo autore preferito. In lei sono presenti
molte caratteristiche di quelli che sono
i personaggi femminili dei romanzi di Lucarelli.
E' vero?
Carlo: Sì è molto simile alle "mie"
donne. L'idea che sta alla base è quella
di un personaggio/spalla che è molto vicina
a quello che ho sempre fatto.
Vanessa è il personaggio alternativo
al protagonista,
diverso e complementare, serve perché
la
tensione della diversità renda dialettico
il rapporto tra i due e quindi dinamico
e
motore dell'azione.
Con questa chiacchierata abbiamo sondato
alcuni degli aspetti di Cornelio, ma
trattandosi
di un periodico potremmo parlarne ogni
mese,
sconvandone sempre nuove sfumature.
Per ora,
però, mi fermerei qui, per non togliere
il
gusto della sorpresa e non mi resta
che ringraziarvi
tutti per questa intervista…
Carlo: Posso fare un piccolo appello? Se ci fosse
in ascolto qualcuno che disegna cartoni animati
io sono disponibile…
www.thrillermagazine.it
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