Papà Carlo Lucarelli racconta…
27 settembre 2012
http://www.sabatosera.it/ciucci-ribelli/index.php/papa-carlo-lucarelli-racconta/

Chissà se lo scrittore Carlo Lucarelli, da qualche mese diventato papà di due gemelline, ha voglia di raccontarci come se la cava con pappe e pannolini? Qui di seguito presentiamo la versione integrale dell’intervista, realizzata in esclusiva per Ciucci (ri)belli da Paolo Bernardi e pubblicata anche sul “sabato sera” del 27 settembre.



Carlo Lucarelli è uno scrittore. Collegati al suo lavoro ci sono poi le sceneggiature, la scrittura e conduzione di programmi televisivi di approfondimento giornalistico (l’ultima puntata di «Lucarelli racconta» è andata in onda domenica 23 settembre su Raitre), gli articoli sui giornali, la regia di un film presto in uscita. Stavolta però l’intervista gliela facciamo come papà, ruolo che vive da un anno. «Undici mesi» precisa lui, facendo capire cosa significa essere padre: innanzitutto ricordarsi quando è iniziata questa avventura che dura una vita.

E’ cambiata la tua quotidianità?
«Moltissimo – esordisce Lucarelli -. Avere un bambino significa che puoi dividere i compiti in due e magari con più persone se hai una una nonna vicina. Avendo due bambine invece bisogna soverchiarle numericamente o per lo meno contrastarle alla pari. Essere padre di due gemelle significa perciò fare tutto ciò che fa la madre: cambi i pannolini come lei, se lei dorme sei tu che ti svegli ad accudirle se piangono. La mia vita è cambiata, non solo come scansione del tempo, ma anche come pensiero».

Proprio questo volevo capire.
«Angelica e Giuliana sono diventate il pensiero dominante – conferma Lucarelli -. Prima, quando ero in giro in macchina pensavo ai fatti miei, ai romanzi o ad altre cose da fare, adesso invece penso alla faccina che hanno o a cosa faranno quando tornerò a casa».

Hai dovuto ridurre i tuoi molti impegni pubblici in giro per l’Italia?
«Jodith è una colonna nell’organizzazione familiare – loda sua moglie Lucarelli -. Prima andavo dovunque e me la prendevo comoda, adesso invece c’è la necessità di tornare a casa per dare una mano a lei. Dall’altra parte però ci sono un sacco di situazioni in cui siamo andati tutti e quattro. Ci siamo organizzati per viaggiare insieme da quando le bambine hanno due mesi. Mia moglie è Eritrea e le bimbe sono andate a trovare la nonna in Africa quando avevano 7 mesi. Poi ci saranno da incontrare anche i parenti che vivono negli Stati Uniti, perché mia moglie è cittadina americana. Siamo già stati in Francia, abbiamo navigato sulla nave dei libri fino a Barcellona con le bimbe. Loro sono venute anche al Salone del libro di Torino e al Festival di Mantova. Alle feste delle case editrici da sempre ci sono editori, scrittori, librai, persone che stanno attorno al mondo dei libri, certe signore da salotto letterario. Ora si è aggiunta la nostra carovana con il treno di carrozzine. L’ufficio stampa Einaudi ha già adottato le bimbe che ormai sono conosciute dappertutto».

Rispetto alle attese avete sbagliato qualche previsione organizzativa?
«Pensavamo di cavarcela da soli con qualche aiuto saltuario invece abbiamo capito di aver bisogno di una tata fissa che non abbiamo ancora trovato. Però abbiamo la fortuna di vivere in un paese come Mordano dove abbiamo un sacco di “zie”: le mie amiche e le amiche di mia madre come Pasqua, Leda o Monica, per esempio, nel corso della giornata passano a trovare le bambine e ci consentono di fare quelle piccole cose che da soli con le bambine non potremmo fare. Io poi pensavo di dover comprare un sacco di cose che vedevo nei negozi per bambini: seggiolini, controseggiolini, straseggiolini. Invece Yodith diceva che non ci sarebbero serviti, ed è stato proprio così».

Le mamme sono meglio.
«E’ il loro istinto».

Tu da scrittore hai raccontato personaggi come l’agente Grazia Negro e hai studiato la psicologia e la quotidianità femminile. Cosa hai scoperto di nuovo ora che nella vita vera sei circondato da tre donne?
«Un sacco di cose – riconosce Lucarelli -. Grazia Negro, nel romanzo “Un giorno dopo l’altro”, forse è rimasta incinta. Nel romanzo che sto finendo, “Sogno di volare”, lei c’è di nuovo e si scopre che non era incinta, ma lo vorrebbe rimanere anche se vive il terrore di avere dei gemelli. Ora che ho avuto modo di vivere da vicino la pre-maternità e la maternità, in un futuro romanzo vorrei poter scrivere di Grazia incinta e mamma perché ho visto vivere le sensazioni, le fatiche e il nuovo rapporto con il corpo che vive una donna e sono quelle che io vorrei far vivere alla protagonista».

A proposito di futuro, come lo sogni per le tue bambine?

«All’inizio vedi che fanno cose e le immagini da grandi. Ad esempio, Giuliana sta in piedi da sola e solleva una gamba. Allora dici “Sarà una ballerina oppure una ginnasta”, visto che a me piace la ginnastica artistica. Angelica invece è molto più riflessiva e visto che l’altro giorno invece di mangiare un libro, come fa di solito, lo ha sfogliato tutti diciamo “Sarà una scrittrice”. In realtà non lo so e non mi aspetto niente. Mi basterebbe, come a tutti i genitori, che diventassero quello che vorranno. Certo sta nei genitori dare loro tutte le opportunità. A Giuliana per esempio farò fare almeno una lezione di tutti gli sport del mondo e poi sarà lei a decidere se e quale vorrà fare».

Tu racconti i lati oscuri delle storie e della realtà. Hai paura per il futuro delle tue bambine?
«Io e Yodith siamo dottor Jackill e Mr. Hide – spiega, da scrittore, Lucarelli -. Io sono dell’idea che devi essere ottimista per forza, se no sei morto. A domande tipo “il mondo sarà più ecologico?”, oppure “la mafia vincerà?” o “L’Italia uscirà dalla crisi o chiuderà?”, io rispondo che la mafia sarà sconfitta e l’Italia sarà un grande Paese dentro un’Europa che sarà grande nel mondo. Mia moglie invece fa l’altra faccia della medaglia: lei mi chiede se l’Italia sarà un Paese giusto dove le nostre figlie avranno tutte le opportunità e che scuola faranno. Io dico che faranno la scuola pubblica italiana che diventerà bella e moderna, ma lei mi dice che forse dovremmo andare negli Stati Uniti per farle studiare in scuole migliori. Sì, le paure ci sono. Io le delego a Yodith».

Quali parole pensi siano le fondamentali in un vocabolario del genitore?
«Serenità. E’ come per i discorsi che facciamo sulla mafia: combattere lo sfruttamento, l’inquinamento o la speculazione significa combattere la mafia. Allo stesso modo se stai sereno avrai dei figli sereni. Io e mia moglie – ricorda Lucarelli – abbiamo avuto una piccola magia per tutto il periodo della gravidanza. Lei era tranquilla, io avevo da fare. Siamo andati in giro assieme, era caldo e lei aveva il pancione, ma abbiamo vissuto bene questa cosa. Lei ha una cultura un po’ africana e un po’ americana, calma e tranquilla, e anche io sono così. Le bimbe sono venute fuori così: hanno dormito fin dall’inizio e hanno un approccio sereno alle cose. Se Giuliana casca e sbatte il faccino, si rialza e fa una risata che sdrammatizza tutto. Ogni aspirante genitore dovrebbe investire in serenità. Anche quando parliamo io e Yodith e non siamo d’accordo, pur senza litigare, io da romagnolo alzo un po’ la voce. Le bimbe si induriscono subito e ci guardano interrogative. Se uno investe in serenità andrà tutto molto più liscio».