L'isola dell'Angelo caduto
Visionario viaggio con Carlo Lucarelli

Lucarelli passa dietro la macchina da presa con "L'isola dell'aneglo caduto". Da regista, autore del libro e sceneggiatore, ci ha raccontato la sua 'visione' del film. al suo fianco Giampaolo Morelli

Domenica 11 novembre 2012
http://film.35mm.it/l-isola-dell-angelo-caduto-2012/interviste/119694.html



Una delle penne italiane più amate approda sul grande schermo dietro la macchina da presa. Carlo Lucarelli dirige “L’isola dell’angelo caduto”, tratto dal suo omonimo romanzo.
Al suo fianco, insieme al numeroso cast di attori, non poteva mancare l’Ispettore Coliandro, alias Giampolo Morelli.

Il film ha molti elementi visionari, onirici...
Carlo Lucarelli: E’ uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare questa avventura. Io sono uno scrittore, ho fatto questo film perché è molto visionario. Mentre lo scrivevo mi venivano in mente immagini pittoriche, fumettiste: il libro è in realtà metafora di qualcosa.
Il film è la stessa cosa. Lo possiamo definire un thriller. Io volevo raccontare di un momento della nostra vita e del nostro Paese, in Italia ce ne sono stati tanti, in cui si chiede a se stessi se lasciarsi andare al compromesso oppure no.

Nel film ci sono chiari riferimenti alla storia italiana...
La pellicola è ambientata nel 1925 e si trova di fronte ad un bivio storico. Tutti i personaggi della storia si trovano davanti a questo bivio.
Per l’ambientazione, mentre scrivevo il libro, inizialmente avevo pensato a isole reali come Ventotene, che magari avrei visitato per capire meglio. Ma alla fine mi sono ritrovato davanti al fatto che l’isola del libro non esiste, i venti arrivano da tutte le parti, esistono contemporaneamente tutte le stagioni.
Questa visione pittorica, fumettista, se vogliamo surreale, l’ho riportata nel film.
Gli effetti speciali possono risultare sopra le righe, ma bisogna pensare al fatto che alla fine l’isola non esiste e che ha qualcosa di diabolico.

I facsisti hanno dei volti molto espressi, caratterizzanti. E' una scelta precisa?
C.L.: Per i personaggi abbiamo fatto scelte precise, scelte ‘di faccia’, soprattutto per i fascisti. Sull’isola c’è la ‘Caienna’, dove vengono rinchiusi i prigionieri, simbolo del male assoluto.
Anche i personaggi hanno sempre qualcosa sopra le righe: il guardiano sembra un uccello ed è un po’ il simbolo di questa cosa qui.
Ognuno ha il suo diavolo sull’isola. Gli inglesi hanno un’idea razionale del diavolo, che posso gestire come vogliono. Per i fascisti il male è fisico, violento, animale.
In ultimo c’è un altro dia volo che è l’isola, è il più forte di tutti. Al centro di tutto c’è il commissario che deve scegliere cosa fare.

Il suo personaggio?

Giampaolo Morelli: Il commissario si muove in questo mondo a sé e cerca darsi delle spiegazioni.
E’ un uomo costretto a fare una scelta.
Quello che mi piace è che un uomo – che ci vorrebbe oggi – che crede profondamente nello Stato e mette da parte se stesso.
E’ stato bello lavorare a questo film anche perché Carlo ha una sensibilità molto forte.

C'è qualche riferimento a "Shutter Island"?
C.L.: E’ stata un’avventura molto bella. Penso che tutti quelli che lavorano nel cinema dovrebbero fare almeno una volta questo passaggio. E’ stato bello perché mi sono trovato in un gruppo che ha partecipato con entusiasmo. Avevo in mente un po’ di cose, che avevo letto e visto.
Sì abbiamo pensato a “Shutter Island”, perché anche nel mio film l’sola non esiste, non può esistere.
Ovviamente parliamo di Scorsese quindi non ci mettiamo neanche a paragone.

Il film sembra una sintesi di tanti elementi e citazioni... forse addirittura una al Commisario Lo Gatto?
C.L.: Sì penso che il film sia una sintesi di tante cose che ho letto e visto nel corso del tempo. Anche quando scrivo attingo a cosa che non so neanche come mi siano venute in mente.
Sì anche il commissario Lo Gatto c’è nella storia. Il bello è che il cinema dà proprio questa occasione.

Silvia Marinucci