domenica 11 novembre 2012
L’Isola dell’Angelo Caduto
Carlo Lucarelli regista ’debutta’ al Festival
del Film di Roma con un thriller ispirato
al suo libro
di Silvia Di Paola
http://www.cinespettacolo.it/csmain/articolo.asp?aid=8759
L’isola che non c’è. Carlo Lucarelli per
esordire dietro la macchina da presa, ricomincia
da qui. Da un’isola tutta inventata. Roccioso
angolo di inferno in mezzo al nulla liquido
di un mare che non esiste: “La chiamano l’Isola
dell’Angelo Caduto perchè si dice che Lucifero
dopo la ribellione a dio sia precipitato
su questo frammento di scoglio sperduto in
mezzo al nulla acquatico, adesso colonia
penale del nascente regime fascista”.
Ecco a voi l’isola che non c’è di Carlo Lucarelli
al suo esordio dietro la macchina da presa
con L’isola dell’angelo caduto, presentato
(con strascichi di delusione) in Prospettive
Italia al Festival di Roma. Ma lui incassa,
con dignitosa tolleranza: "Il film è
venuto proprio come volevo io, ne sono del
tutto responsabile. Se trovate che dentro
ci siano troppe cose, o se sono pasticciate,
la colpa è mia: ma essendo anche il romanzo
firmato da me, almeno mi sono pasticciato
da solo! Comunque, se non vi piace, vuol
dire che l’ho fatto male”.
Ma che cosa l’ha spinto all’avventura cinematografica?
“Uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare
dopo che Grazia Volpi me l’ha chiesto è il
fatto che il libro è un thriller visionario
perfetto da tradurre in film perchè ha dentro
immagini che sono metafore di molto altro.
E il film è identico al libro, tutto rimanda
ad altre cose che volevo raccontare”.
Quali altre cose è presto detto: “Quel momento
particolare della vita di ognuno in cui devi
decidere se comprometterti o meno. Io ho
scelto il momento del fascismo e dell’assassinio
di Matteotti per parlare di questo e di come
spesso facciamo scelte per opportunismo,
invece che scelte rivoluzionarie che potrebbero
sconvolgere tutto ein cui crediamo”.
Ma che cosa significa passare dalla pagina
al set se scrittore e regista sono le stesse
persone?
“E’ vero di solito le due persone non coincidono.
Qui io sono stato il primo lettore del romanzo
e il primo ad aver dato corpo al personaggio.
E’ un’avventura che auguro a molti, per scoprire
che cosa è il suono, il montaggio, la scenografia,
è una magia. Avevo in mente cose che avevo
visto, cose che avevo letto e anche Shutter
Island di Scorsese. Potevamo andare su un’isola
e girare lì o fare una cosa diversa, appunto
creare un’isola che non esiste, una scelta
artistica. Abbiamo voluto inventare come
in quel film con cui, trattandosi di Scorsese,
non mi voglio paragonare. Ma anche quell’isola
è un luogo che non esiste e che è stato era
creato in base all’immaginario del regista.
Il cinema ti dà svariate opportunità“.
Ma ci sarà qualche rischio?
“Si il rischio è che la persona che ha letto
il libro resti delusa, mentre l’altra, che
non lo ha letto, non capisca. Ma è anche
vero che quando scrivi un romanzo c’è molta
roba che devi mettere da parte e che poi
ti ritrovi. E alla fine mi sono anche accorto
che la sceneggiatura non è poi la cosa blindata
che si dice. Tutti possono collaborare e
se sei sufficientemente aperto (e io ritengo
di esserlo perché la scuola della letteratura
lo impone) afferri il contributo di tutti.
Anche qui ci sta qualcosa che non torna ma
siete comunque nell’Isola dell’angelo caduto,
sta qui la sua logica, alla fine tutto quadra”.
Ma come è l’isola di Lucarelli?
“L’isola è un posto con un tempo suo, tutto
è lontano, e la dimensione può essere fumettistica,
pittorica e surreale insieme. Ho realizzato
tutto questo grazie alla coralità, alla partecipazione
con i tanti che mi hanno aiutato a costruire
quest’isola che non esiste con effetti speciali
fatti in casa. E’ qui che il male si racconta
e anche l’isola qui è una sorta di diavolo”.
Ma tra diavoli che cosa sceglie il nostro
protagonista, il commissario che tenta di
normalizzare il non normalizzabile: “Si muove
in un mondo sopra le righe e cerca di darsi
spiegazioni - risponde Giampaolo Morelli
- è un uomo di altri tempi che è costretto
a fare una scelta: mettere da parte i propri
interessi personali e indagare o andare via.
Mi piace perchè è un uomo che mette da parte
i propri interessi, è un uomo che crede nello
Stato profondamente, ce ne fossero oggi!”
.