Lucarelli: "Il brigadiere Leonardi è
lo strumento che uso per raccontare la società"
http://spettacoli.tiscali.it/articoli/libri/10/06/il-brigadiere-leonardi-carlo-lucarelli-intervista.html
di Andrea Curreli
Per analizzare i mutamenti di una società
a volte basta un libro, un racconto oppure
un fumetto. Carlo Lucarelli è un maestro
nel raccontare storie in televisione così
come su carta e inchiosto. Spesso e volentieri
queste sue storie sono tinte di nero perché,
spiega il giornalista e scrittore, "il
noir arriva e mette in scena dei pezzi della
realtà che ti circonda e dei suoi meccanismi".
Nei primi anni Novanta Lucarelli era un giovane
giornalista di cronaca nera e partorì nella
sua mente Leonardi, un carabiniere con i
capelli lunghi e il carattere riflessivo
ma deciso. Attraverso le storie di Leonardi,
scritteper il settimanale di Ravenna Qui,
Lucarelli demoliva il mito dell'Emilia Romagna
come regione dove tutto funzionava, dove
il comunismo all'italiana aveva realizzato
una società migliore e dove mafia, delinquenza
e degrado erano del tutto sconosciuti. Sette
storie di quel carabiniere sono diventate
un libro a fumetti intitolato Il brigadiere
Leonardi (Edizioni BD, 2010). L'adattamento
del lavoro di Lucarelli è stato curato da
un team di fumettisti e sceneggiatori composto
da Giuseppe di Bernardo, Mauro Smocovich,
Luca Crovi, Diego Cajelli, Stefano Ascari,
Andrea Riccadonna, Matteo Cremona, Giorgio
Pontrelli, Giacomo Bevilacqua, Toni Viceconti,
Federico Giretti e Vanessa Belardo.
Carlo Lucarelli, come il suo noir si sposa
con il fumetto?
"I racconti de Il brigadiere Leonardi
erano stati scritti tanto tempo fa, poi oggi
sono stati presi, sceneggiati e adattati
al fumetto. Avevo già fatto diverse cose
con i fumetti, l’ispettore Coliandro, una
storia per Dylan Dog. Ma è sempre una bella
esperienza vedere le cose fatte da un altro
punto di vista che è quello del disegnatore
e non è più soltanto con il profilo che hai
nella tua testa. Nello specifico, Il brigadiere
Leonardi è stata un’esperienza molto bella,
ma conoscevo bene tutti gli altri sceneggiatori
che hanno lavorato sulle storie e sui soggetti.
Mi fidavo di loro e il risultato finale è
stato ottimo".
Leonardi è nato agli inizi degli anni Novanta
quando lei si occupava di cronaca nera. C’è
un personaggio reale dietro quello inventato?
"Non c’è stato un uomo in particolare
che ha ispirato Leonardi, ma è un miscuglio
di varie esperienze. Occupandomi di cronaca
nera allora incontravo tanta gente. Già allora
scrivevo racconti e romanzi ed ero sicuro
che tutto quello che vedevo potesse essere
utile per la mia narrativa. Ho conosciuto
tantissimi carabinieri e poliziotti di piccoli
posti e piccoli nuclei operativi e poi ho
messo insieme queste esperienze. Esiste sicuramente
un carabiniere come Leonardi, anzi penso
che molti carabinieri del nucleo operativo
lavorino esattamente come lui. Però non c’è
un nome in particolare".
Essendo mutato radicalmente il contesto sociale,
se dovesse descrivere Leonardi oggi le sue
caratteristiche sarebbero le stesse?
"Leonardi sarebbe sostanzialmente identico.
Ma in questi anni ci sono state delle esperienze
con le quali anche lui dovrebbe confrontarsi,
così come hanno fatto Coliandro e tutti i
miei poliziotti. Ad esempio, non essendo
un violento, avrebbe avuto una sua idea sui
fatti di Genova. Avrebbe avuto una sua opinione
anche sugli altri problemi di disagio di
questi anni. Inoltre è cambiato anche il
modo di fare le investigazioni e quindi Leonardi
dovrebbe confrontarsi di più con tutto l’apparato
scientifico, con i problemi legislativi e
con le norme che cambiano. Da questo punto
di vista sicuramente sarebbe da attualizzare.
Ma credo che anche i brigadieri alla Leonardi
si aggiornino nell'affrontare i problemi
criminali che c'erano anche allora: mafia,
disagio e omicidi. Erano più o meno le stesse
cose".
Nelle sette storie del libro Leonardi quasi
scompare dalla scena per lasciare il posto
agli altri personaggi.
“Leonardi era una specie di strumento che
io avevo trovato e che in generale il noir
stava trovando. Il personaggio diventa uno
strumento per raccontare il proprio punto
di vista sulla società. Alla fine quindi
sono le storie le vere protagoniste, Leonardi
è solo uno che ci passa attraverso”.
Viviamo in una società del falso benessere
e dell’apparire, il successo del noir può
essere legato alla voglia di vedere il lato
oscuro che è più reale?
“Sicuramente. Quando un’immagine delle cose
e tutto quello che ci viene raccontato contrasta
con la visione reale nasce il bisogno di
qualcosa che metta in scena la realtà. In
tal modo si possono capire i meccanismi e
vedere cosa c’è di giusto o sbagliato. Per
questo si leggono i romanzi in generale,
e quelli di noir in particolare. La metà
oscura è quella che ci spaventa di più e
ci viene raccontata di meno o in maniera
più confusa. Il noir arriva e mette in scena
dei pezzi di realtà che ti circondano e i
loro meccanismi. La gente si interessa a
questo tipo di letteratura perché trova delle
corrispondenze con la realtà. Quello che
tu non riesci a capire attraverso i giornali,
che devono informare e non mettere in scena
le cose, lo puoi comprendere con il romanzo
o con il fumetto. Vedi i meccanismi e hai
degli strumenti per capire meglio quello
che tante volte non ti viene raccontato".
09 giugno 2010