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Dopo. di Carlo Lucarelli

Lucarelli al Liceo La Farina di Patrizia Danzè

Navigando verso Lucarelli . Avventure in rete di lettori-navigatori  a cura della classe V E 

 

Dopo. di Carlo Lucarelli

 

Pubblicare un libro, per uno scrittore, è come lanciare una freccia nel buio. Non sai dove va a finire, se arriva al bersaglio oppure no, se si è persa per strada o se ha colpito qualcosa di sbagliato. Puoi essere sicuro soltanto dello stato d’animo con cui l’hai lanciata, dell’impegno e del grado di perfezione tecnica con cui l’hai lanciata, ma il resto è laggiù, nel buio.

Per questo motivo, per uno scrittore, ogni occasione di incontro con il pubblico è importante. Certo, ci sono i dati sulle vendite, ma non contano, perché così sai che hai colpito il bersaglio ma non sai come. E ci sono le recensioni dei critici, ma non valgono neanche quelle, perché i critici sono lettori professionisti e hanno tantissimi condizionamenti, più o meno sinceri.

No, quelli che servono e creano emozioni, anche di paura, sono gli incontri come quelli avuti con i ragazzi di Messina.

Per uno scrittore sentirsi e vedersi letto da veri lettori che non subiscono condizionamenti dalle case editrici, che non hanno filtri politici, che leggono, ci pensano sopra e poi ti dicono semplicemente se il libro gli è piaciuto o no, è una cosa bellissima. Ma quando, come in questo caso, chi ti ha letto ha anche riflettuto, semplicemente e sinceramente, ed è anche in grado di dirti perché il libro gli è piaciuto o no, allora la cosa è addirittura meravigliosa. Anche quando la critica si rivela una stroncatura brutale e perfino un po’ feroce, perché è sempre l’occasione per sentire un punto di vista diverso, espresso da persone che per età e esperienza di vita sono diverse da me e dalle persone che normalmente frequento, ma che sono anche loro tra i lettori che vorrei colpire con la mia freccia.

Ci può essere di più?

Sì. E’ vedere come quello che hai scritto può tradirsi in qualcos’altro, una canzone, un pezzo teatrale, qualcosa che è ancora una volta un altro punto di vista diverso da cui esaminare il tuo lavoro. E negli incontri con i ragazzi di Messina c’è stato anche questo, con una profondità e un’ironia divertentissima che auguro a qualunque altro scrittore.

Dovrebbe accadere più spesso.

Per quanto mi riguarda spero che accada ancora. Spero che il mio prossimo libro possa essere letto, interpretato e discusso ancora con quella formula meravigliosa che ho già sperimentato.

Dovrò stare attento, però, e impegnarmi molto di più nella scrittura.

I ragazzi che ho incontrato a Messina sono lettori che non scherzano.

 

Carlo Lucarelli

 


Lucarelli al Liceo La Farina di Patrizia Danzè

«Con Laura di Rimini ho inteso fare uno studio sulla suspense. Volevo che ad ogni pagina succedesse qualcosa, le situazioni si capovolgessero, la normalità si sconvolgesse. Intendevo però ricavarne una storia agile, frenetica, dove i colpi di scena si accavallassero. Ironica, come tutto ciò che viene dal caso. Pulp, giallo, noir, romanzo sociale? Laura di Rimini è tutto quel che si vuole.» E’ Carlo Lucarelli, narratore di culto, autore di Almost blue, Un giorno dopo l’altro, Lupo mannaro, conduttore della fortunata serie televisiva  Blu notte, trasposta da poco nel suo ultimo Misteri d’Italia, a rispondere, nella maniera avvertita e piana che gli è propria, alle tante domande dei suoi giovani interlocutori, gli studenti del liceo classico “La Farina”, con i quali si è incontrato, insieme ai docenti e al loro preside Pio Lo Re, al  Teatro Vittorio Emanuele, secondo la formula di Daniela Bonazinga ormai divenuta un appuntamento attesissimo dalla città. Parla di Laura di Rimini, Lucarelli, un thriller con i movimenti del noir pubblicato con Einaudi, ma parla volentieri anche del suo essere narratore, della sua Bologna, dei suoi tanti interessi. L’etichetta di giallista gli sta un po’ stretta, pur riconoscendosi uno scrittore di genere con la passione per il mistero, per l’intrigo, che gli deriva dalla lettura di uno dei nostri maggiori giallisti, l’indimenticato Giorgio Scerbanenco. E’ l’altra metà oscura delle cose, come lui stesso ama ripetere, ad attirarlo, l’ambiguità di persone e situazioni. Emblematico il caso di Bologna, città doppia, luogo di terra e di acqua, soprana e sotterranea, splendida di storia e tradizioni e opaca di traffici e crimini. L’osservazione della realtà, l’attitudine all’indagine di quel che sta dietro la superficie, non ne hanno fatto un detective ma un narratore che utilizza il mistero funzionalmente alle storie raccontate. Laura di Rimini è una brutta storia di droga e di mafia, dove la “normalità”, ghermita dal mistero e dal crimine, finisce per vendicarsi nella persona di Laura, giovane studentessa carina, morettina, fighettina, un po’ ciellina. Una figura femminile che, ammette Lucarelli, può sembrare straniata come personaggio di un thriller. Tutt’altro che la dark-lady che ci si aspetterebbe. Ma è proprio questo spaesamento, aiutato dal caso, che mette in moto una serie di equivoci, persino comici se non fossero colorati di rosso e nero, a dare corpo ad un racconto denso di spunti narratologici assai interessanti. Un casuale scambio di zaini mette in moto una vicenda sorprendentemente paradossale come spesso è la realtà.  Quello zainetto pieno di cocaina, capitato per caso sulle spalle di Laura, le cambia la vita in maniera definitiva, la mette a confronto con il mondo del crimine, assurdo per chi sguazza nella “normalità”, tra banditi disneyani e mafiosi cinefili in cerca d’identità, tra poliziotti sanguinari e professori morbosi assassini. Un tourbillon di avvenimenti che si susseguono a catena e coinvolgono una Laura alla quale, peraltro, i gialli non sono mai piaciuti. E’ il paradosso della narrativa, il paradosso della realtà. Ma la normalità si vendica di tutto e torna a se stessa. Laura,  dopo il suo singolare percorso formativo,  ritorna sana e salva dalla metà oscura delle cose ai suoi studi, alle balere, alle amicizie con Anna di Pesaro e Marta di Roma. Torna alla sua famiglia sbadata (appena accennata nel racconto) come ce ne sono tante, torna probabilmente a quel regime di anaffettività sociale, divenuto quasi “normale”. Torna Laura di Rimini.

Patrizia Danzè 


Navigando verso Lucarelli . Avventure in rete di lettori-navigatori. VE

www.carlolucarelli.com, www.carlolucarelli.supereva.it, ww.arcobaleno.com/incubatoio16.it, www.almostblue.it  sono i primi  indizi che raccogliamo  in rete appena avviamo i motori di ricerca per iniziare la  nostra navigazione ed  investigare su Carlo Lucarelli .

Numerose biografie on line, informano che lo scrittore è anche cantante per hobby, insegnante alla scuola di scrittura creativa di Alessandro Baricco, conduttore del programma televisivo blu notte, sceneggiatore (fra l’altro,  ha collaborato alla sceneggiatura ed alla realizzazione di un videoclip di Vasco Rossi). 

Il nostro “indiziato” appare insomma, una  personalità poliedrica, che non disdegna alcun mezzo offerto dalla tecnologia, internet incluso,  per comunicare in modo diretto  con il suo pubblico. I siti a lui dedicati, sia quelli “ufficiali” sia quelli curati da suoi fan, sono in genere  caratterizzati da una grafica inquietante ma che subito cattura il nostro interesse.

Procediamo nella navigazione. Ecco   appare  un’altra immagine strana ed inquietante: un coccodrillo, appena nato,  che esce da un uovo.

Siamo nel  sito di incubatoio16, rivista di letteratura in embrione, curata dallo scrittore in collaborazione con Roberto Ossani. Scorriamo l’editoriale dell’autore al numero zero della rivista, dal titolo “A chi frega dei pulcini?” e comprendiamo gli intenti di sperimentalità e di apertura alla novità di incubatoio, evidenti, fra l’altro, già nel termine che da titolo alla rivista.

Per Lucarelli  il riferimento all’embrione intende significare una ininterrotta ricerca di qualcosa di nuovo, qualunque siano i risultati finali,  in quanto: “un embrione è qualcosa che sai che c’è e sai che sarà, ma non sai come sarà…”.

Ugualmente  l’uovo dell’immagine, come afferma lo stesso autore,  può essere di simbolo positivo di nascita, di generazione...,  contenere belle sorprese come “l’ovetto  kinder”, essere un uovo sodo (Lucarelli sostiene che  “è meglio che non abbia bollito più di due minuti”). Ma può  anche racchiudere misteri ed  incubi se, come dice lo scrittore, “l’uovo è avvelenato dal virus di un terrorista ambientale o ancora è un uovo esplosivo” …o ancora “è l’uovo di una covata malefica che conterrà un mostro”. E comunque, quale che sia la sorpresa o l’orrido contenuto, vale la pena di aprire, proprio per la curiosità di vedere cosa racchiude.

Sospinge  ora la nostra rotta un vento favorevole sino al  sito l’isola del tesoro.com, rivista on line di cinema e letteratura.

In essa rinveniamo proprio un tesoro di intervista fatta da Andrea Lessona a Carlo Lucarelli  in cui il nostro autore confessa finalmente il suo rapporto con la tecnologia e internet.

Lucarelli spiega di essere pervenuto al computer operando un salto evolutivo, cioè di essere passato dalla penna al pc,  saltando la macchina da scrivere, che non sa usare.

Il computer per l’autore è un organismo vivente, “è caldo, respira”; con esso si ha un rapporto fisico mediante la tastiera; stimola la creatività in quanto permette di conservare simultaneamente più idee; consente di vedere ciò che si scrive in modo graficamente ordinato e, quindi, di immaginare quale sarà la resa finale del libro.

 

E internet?

È per Lucarelli un archivio multimediale nel quale convivono dati suoni immagini e costituisce, al pari della realtà, una biblioteca di informazioni eterogenee, dalla quale trarre ispirazione.

Ma, allora, ci chiediamo,  le future trame delittuose immaginate dall’autore andranno ad insanguinare le bianche pagine di un libro o faranno grondare il web?

 

Lucarelli, pur vicino ad internet, si distacca da Alessandro Baricco o da Stephen King, che hanno pubblicato le loro opere on line. Non ha infatti intenzione di abbandonare la ormai millenaria tradizione del libro, oggetto ancora funzionale ed efficace per comunicare  idee e indagare il  reale. Se  il web e la tecnologia costituiscono il mezzo più veloce per la trasmissione delle informazioni, Lucarelli è ancora  un tradizionalista.  Infatti   crede fermamente nella carta stampata, porto a cui approda anche il  percorso di un equipaggio di ragazzi che, come l’autore, sono al contempo lettori  e navigatori nel web. 

 

Relazione a cura della classe V E – Alunni relatori: Fabio Bottari, Paolo Ponzù Donato