"Lupo Mannaro"
presentato al Noir in Festival a Courmayeur

nelle foto:
1. Gigio Alberti e Maya Sansa (il commissario Romeo e Grazia Negro)
2. Stefano Dionisi, Maya Sansa, Gigio Alberti, Bruno Armando e Carlo Lucarelli (Rago, Grazia Negro, Il commissario Romeo, l'Ingegnere Velasco e Carlo Lucarelli))
3. Giogio Alberti (Il commissario Romeo)
4. Bruno Armando (l'Ingegnere Velasco)
5. Gigio Alberti e Maya Sansa (il commissario Romeo e Grazia Negro)



regia: Antonio Tibaldi
cast: Gigio Alberti, Maya Sansa, Bruno Armando, Stefano Dionisi, Alessandra Acciai
sceneggiatura: Laura Paolucci, Carlo Lucarelli
fotografia: Luca Bigazzi
montaggio: Carlotta Cristiani
scenografia: Davide Bassan
costumi: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi
musica: Pivio, Aldo De Scalzi
presentato da: Mediatrade
produttore: Domenico Procacci
produzione: Mediatrade, Fandango, con il contributo del MBAC
paese: Italia
anno: 2000
durata: 100'



interpreti:
GIGIO ALBERTI (il Commissario Romeo)
MAYA SANSA (Grazia Negro )
BRUNO ARMANDO (L'ingegnere Velasco)
STEFANO DIONISI (Rago)
ALESSANDRA ACCIAI (Francesca)
FRANCESCO CARNELUTTI (Del Gatto)



“Lupo mannaro”, uno psico-thriller, è la storia del commissario Romeo (Gigio Alberti) e della sua ossessiva caccia a quello che crede essere un serial killer: l’insospettabile ingegner Velasco (Bruno Armando). Nessuno crede alla teoria di Romeo, il sospettato è un uomo troppo in vista, troppo per bene, molto potente e l’indagine non viene autorizzata.
L’ispettore è ostinato e continua ad indagare con l’aiuto della giovane, determinata assistente Grazia Negro (Maya Sansa) e del fidato amico Rago (Stefano Dionisi), un ispettore della polizia scientifica. Si presta ad alcune consulenze anche il noto criminologo Del Gatto (Francesco Carnelutti), che vive ritirato in un paesino sui colli bolognesi già da alcuni anni, da quando sbagliò clamorosamente il profilo psicologico del mostro di Scandicci.
Da un lato quindi si muove l’anomala squadra – che non può agire ufficialmente – seguendo differenti piste e ottenendo sempre più conferme sulla colpevolezza di Velasco. Sul fronte opposto, lo scaltro ingegnere sferra il contrattacco, riuscendo ad invalidare prove, a insabbiare indizi servendosi della propria influenza ma, soprattutto, di un’acuta intelligenza che gli consente di prevenire ogni mossa dell’avversario.
Più volte il commissario si troverà in un vicolo cieco, ma non abbandonerà il caso, per testardaggine, per vocazione. Vocazione che condivide soprattutto con la sua assistente divenuta giorno dopo giorno sua unica confidente, grazie anche all’attrazione che la ragazza nutre per il commissario.
Il caso si trasforma sempre più in una sfida personale tra Romeo e Velasco, in un’immaginaria partita a scacchi nella quale gli sfidanti si trovano a dover scegliere strategie, ora in attacco, ora in difesa, sempre mirate a spiazzare l’avversario lasciando, fino all’ultima mossa, l’incertezza della vittoria.
Per il colpo di scena finale sarà decisiva la determinazione di Grazia, determinazione sostenuta anche dal non più segreto amore per il suo superiore Romeo.
Tratto dal romanzo omonimo di Carlo Lucarelli.

"Il linguaggio del noir è fatto più di immagini che di testo e devi trovare i modi giusti per esprimere le sensazioni" - spiega Tibaldi, che ha girato vari corometraggi a Los Angeles, e che con "Little boy blue", con Nastassja Kinski e John Savage, è stato premiato al Mystfest nel '96 - "E' un esercizio continuo in cui devi stare dentro le regole di questo genere"

"Il mio personaggio mi è piaciuto subito" - spiega Alberti, arrivato al successo per i film con Salvatores - "perchè è uno che non sta bene, non è sereno, è in disaccordo con il mondo, ma è caparbio, e sa che deve catturare il killer al di fuori delle regole, altrimenti non ci riuscirebbe. A Bologna ho incontrato poliziotti che sono persone normali, e se non te lo avessero detto non avrei mai immaginato la loro professione. Ho scoperto un mondo che non conoscevo."

Articolo di Silvia Fumarola (Repubblica, 9/6/2000)

Quel lupo mannaro dall'aria così perbene

A Bologna Antonio Tibaldi gira il film dal giallo di Carlo Lucarelli, storia di un serial killer

BOLOGNA - Il lupo mannaro porta giacca e cravatta, è ancorato alla sua ventiquattrore di cuoio, circola su un auto blu. Un ingegnere potente e insospettabile, Velasco, con un'anima nera. Il commissario Romeo non ha dubbi: è un serial killer. Ma le sensazioni non valgono come prove e le poche prove vengono invalidate, l'indagine non viene autorizzata, e in questo giallo - in cui sappiamo dall'inizio chi è l'assassino - la partita a scacchi si gioca tra commissario e killer, un uomo abile, intelligente, pronto a spiazzare l'avversario. Nel cuore di Bologna, a Piazza Santo Stefano, il regista Antonio Tibaldi gira Lupo mannaro dal libro di Carlo Lucarelli, che firma la sceneggiatura con Laura Paolucci. A vederli vicini, il tenace commissario Romeo (Gigio Alberti) con gli occhi spiritati e il manager (Bruno Armando), che si libera dallo stress facendo fuori tossicodipendenti e prostitute, sembrano avere tutti e due qualche problema. "Devo ancora conoscere qualcuno che non ne abbia..." scherza Alberti "Il commissario mi è piaciuto perché non sta bene, si sente in disaccordo col mondo. E ha un problema enorme da risolvere: dimostrare che Velasco è colpevole". Ad aiutarlo nelle indagini, la giovane assistente Grazia Negro (Maya Sansa) vestita come Lara Croft, con mini militare, giubbotto e stivaletti, l'ispettore della scientifica Rago (Stefano Dionisi) e il criminologo Del Gatto (Francesco Carnelutti). "Girando il film" racconta la Sansa "mi sono fatta un' idea diversa sulla polizia. In effetti li ho sempre visti come una specie di sorveglianti, invece sono persone che fanno un grande lavoro. Grazia è sola, s'invaghisce di Romeo: mi piace perché è determinata".
Bruno Armando è Velasco: "Mi muovo nella città come il padrone, so che la polizia sa, ma ho le conoscenze giuste: e so benissimo che - seguendo le regole - non potrò mai essere preso". "Il romanzo noir è sempre di critica sociale" spiega Carlo Lucarelli "cerca di mettere in evidenza quello che non va. In Lupo mannaro, per esempio, c'è un poliziotto che non può arrestare un assassino. Rispetto al romanzo - del '93 - c'è una maggiore analisi psicologica dei personaggi, e se lo dovessi ripubblicare lo integrerei con quello che è stato aggiunto nella sceneggiatura".
Il film, prodotto da Domenico Procacci (Radiofreccia, Come te nessuno mai, Le mani forti) per Mediatrade, potrebbe uscire nelle sale o andare in onda in tv. "Non lo sappiamo ancora" spiega Roberto Pace, direttore generale di Mediatrade "dipenderà dalla distribuzione. La nostra strategia fino al 2002 è di avere almeno dieci buone sceneggiature l'anno, poi decidere cosa fare. Se il cinema italiano non ci offre storie, le realizziamo: questo film segna l'inizio della collaborazione con Procacci".
Il mondo di Lucarelli, 39 anni, che da ottobre tornerà su RaiTre con Blu notte, programma in cui ricostruisce con sapienza delitti efferati mettendo al centro del racconto la vittima, è fatto di orrore nascosto dietro l'apparente tranquillità. Lucarelli è nato a Parma, abita a Mordano, in provincia di Bologna - zona in cui ambienta i romanzi - il suo modello è Giorgio Scerbanenco. A differenza delle storie cupissime che scrive, è simpatico, coltiva l'ironia. E' figlio di un grande ematologo, primario a Pesaro (il cui reparto è al centro di un'inchiesta per un'epidemia letale di epatite), il fratello è biologo ed è a lui che si rivolge per avere conferme quando nei suoi libri decide di scrivere "di insetti che immagazzinano la luce e possono liberarla molte ore dopo", o di "gabbiani che uccidono di notte. Mi piaceva molto l'idea, ma mi è stato spiegato, i gabbiani di notte non volano". Ha una schiera di giovani lettori che amano le atmosfere estreme, lo stile pulp dei suoi libri: un caso letterario scoperto dal cinema. Alex Infascelli ha girato Almost Blue, Antonio Aleotti sta scrivendo la sceneggiatura da L'isola dell'angelo caduto, e sono stati acquisiti anche i diritti del ciclo del commissario De Luca, con cui Lucarelli esordì all'inizio degli anni ' 90: Carta bianca, L'estate torbida e Via delle oche. "Il successo di Camilleri ha fatto da apripista per il giallo in Italia" dice lo scritttore, "e ora l'editoria punta su autori giovani sperando di trovare un nuovo Montalbano. Ma in fondo anche Camilleri è giovane, perchè è arrivato al successo tardi, come un qualsiasi esordiente. A me piace molto: in Internet si discute dell' interpretazione di Luca Zingaretti, perchè ognuno si è creato il proprio Montalbano... Ma l'unico che avrebbe potuto impersonarlo è proprio Camilleri".
Racconta che da quando i gialli hanno trovato nuovi lettori, "tutti cercano di scrivere noir, ma è molto difficile: mi sono capitati manoscritti con storie d'amore, che dopo due anni venivano rispediti, identici, ma con un morto dentro. Esattamente quello che non si deve fare". Ora sta ultimando Un giorno dopo l'altro, in uscita a ottobre: "E' il seguito di Almost blue, con la stessa struttura, la caccia ad un killer che attrae le proprie vittime attraverso Internet. Il titolo è tratto da una canzone di Luigi Tenco, come l'altro lo era di Chet Baker, i brani più tristi che abbia mai sentito". Tra un killer e l'altro, confessa che gli piacerebbe scrivere "un romanzo d'amore e condurre in tv un programma dal titolo Matrimoni felici con un mucchio di figli. Ma mi sa che faccio prima a trovare delitti truculenti".