"Le montagne della follia" (Newton Compton,
2010) di H. P. Lovecraft
Presenzazione di Carlo Lucarelli
"Preferivo Sandokan, il romanticismo
ribelle di Salgari, quella voglia di
avventura
esotica e positiva [...]. Poi però
è successo
qualcosa. [...], è stato come passare
dal
rock sinfonico al punk [...], all’improvviso
mi è venuta la voglia di andare a conoscere
la metà oscura della luna, la sua parte
più
nera, quella che oltre a incuriosire,
fa
paura. E così mi è tornato in mente
il mio
strano amico di lettura e il suo Lovecraft.
E ho scoperto un mondo. Di più, un
intero
universo. Perché se il mio Salgari
creava
mondi, Lovecraft crea universi. Anzi
di più
ancora: Lovecraft crea miti che creano
universi,
e in letteratura questa è la cosa che
sta
più vicina a Dio”.

Artista geniale e spietato indagatore del
lato oscuro dell'animo umano, Lovecraft è,
insieme ad Edgar Allan Poe, il padre della
narrativa gotica americana, uno degli autori
più affascinanti di tutti i tempi. "Le
montagne della follia" è il suo romanzo
più avventuroso, quello dove il genere dell'orrore
trova nella dimensione psicologica il luogo
da pervadere con un senso di inquietudine
sottile e contagioso. Ambientato in Antartide,
"Le montagne della follia" racconta
le gesta di una spedizione scientifica alle
prese con reperti vecchi di milioni di anni;
vestigia di un'antichissima civiltà, scomparsa
da millenni, custodite da esseri che, giunti
sulla Terra dalle profondità del Cosmo, sono
tornati alla vita dopo un lungo periodo di
ibernazione. Nel sottosuolo antartico, i
protagonisti della vicenda vivranno una serie
di avventure da incubo, eventi talmente terrorizzanti
da spingere i membri della spedizione sull'orlo
della pazzia. Lovecraft, mettendo in scena
la sua originale visione del Cosmo, tesse
una trama avvincente, catapultando il lettore
in un mondo visionario e fantastico dominato
dalla paura e dall'orrore.
|
|