"SAM PEZZO" di Vittorio Giardino (Lizard 1999)
Le storie di Sam Pezzo investigatore privato a fumetti
in tre volumi
Primo volume: 1978 - 1979
Secondo volume: 1979 - 1980
Terzo volume: 1980 - 1983



Sulle tracce di Sam Pezzo di Carlo Lucarelli

Dice il Vangelo degli investigatori privati che quando una rossa dalla carozzeria mozzafiato che risponde al nome di Polly, a Kathy o Thelma, entra nel tuo ufficio ancheggiando sui tacchi alti e ti chiede di cercare una persona scomparsa, è meglio stare in guardia, perché di solito sono guai, grossi guai. Ma se a chiedertelo è un ex ingegnere di Bologna che disegna fumetti e che si chiama Vittorio Giardino, allora, pensavo, non dovrebbero esserci sorprese. Bé, mi sbagliavo.
"Non so se lei sia un lettore di fumetti" mi dice il tipo. "Se lo è, o almeno se lo è stato, può darsi che abbia sentito parlare dei detective privato Sam Pezzo, attivo a Bologna tra il 1979 e il 1983. Nel 1991 è scomparso e da allora non se ne sa più nulla. Forse lei può aiutarmi a trovarlo".
Se conosco Sam Pezzo? Mi chiede se conosco Sam? Dico, quando si fa un mestiere come il mio, e soprattutto quando lo si fa a Bologna, non si può non conoscere Sam Pezzo. Uno che con le sue storie ha dimostrato che un genere come l'hard boiled, il poliziesco d'azione all'americana, possa anche parlare italiano e possa farlo in maniera originale, con nuovi sentimenti e nuove contraddizioni. Uno che è la dimostrazione vivente dell'intuizione di maestri come Dashiell Hammett e Rayrnond Chandier: che con questo genere di narrativa (non importa se con i romanzi, il cinema o i fumetti) si può dare voce con impegno alla cruda realtà della vita e della strada. E poi, uno dei primi ad aver fatto capire a tutti che anche Bologna, a guardarla dall'angolazione giusta, è una strana città e che il mistero, il mistero che affascina e che fa paura, non si nasconde soltanto dietro al fumo dei tombini di New York, ma anche sotto i portici di una città che è cosi particolare e universale allo stesso tempo, così metropoli, come la Isola di Ed Mac Bain. Certo che lo conosco, Sam Pezzo. Un uomo, come direbbe Chandler: "sulla strada dei criminali deve camminare un uomo che non è un criminale, che non è un tarato, che non è un vigliacco ... un uomo completo, un uomo comune eppure un uomo come se ne incontrano pochi. Deve essere, per usare un'espressione un poco abusata, un uomo d'onore, per istinto, per necessità ... deve esserlo senza pensarci e, certamente, senza parlarne troppo".
Così è Sam Pezzo, detective privato, bastardo di professione, duro. Ma non è solo questo. Sam Pezzo è anche uno che le dà ma spesso, molto spesso, le prende, un incassatore più che un vincente, uno che ha un suo senso delle cose e tira dritto su quello, con ironia e passione, nel tentativo di far quadrare il mondo. Uno pieno di contraddizioni, che nel suo mestiere riesce anche ad essere romantico, sentimentale, ottimista e socialmente, civilmente arrabbiato. Uno cosi, insomma. E' ovvio che dietro a Sam Pezzo c'è Vittorio Giardino, un maestro dei disegno, di quella linea chiara, cosa pulita e cosi ricca di particolari, ma particolari importanti, che le vignette te le vedi, piene e vive come fotogrammi di cinema. Un genio della trama e dell'intreccio, che si snoda attraverso i colpi di scena dei poliziesco più classico e alla fine torna tutto, con quella razionalità che sta a metà tra il giallista e l'ingegnere. Uno che quando scrive e quando disegna scompare, risucchiato da una solitudine che lo cancella dal mondo e scrive e disegna ogni storia come se dovesse essere l'ultima, come dovrebbero fare tutti e sempre. Un grande, insomma, ma non importa. Quando certi personaggi sono belli e funzionano è come se esistessero davvero, è come se vivessero di vita propria e andassero avanti dà soli. Sam Pezzo, per esempio, fermo in piedi su un pavimento quadrettato da sottoportico, una mano affondata nella tasca dei trench chiaro, la cravatta a righe che spunta da sotto al colletto rialzato sulla nuca. Si accende una sigaretta che gli pende da sotto quei baffi neri e compatti che gli nascondono le labbra, gira lo sguardo di lato, sotto alla tesa dei cappello e ti fissa. Non sorride, non apparentemente, ma basta guardarlo un po' negli occhi per capire che lo sta facendo dentro. Oppure quando si prende una sberla da Lia Wang, una splendida ragazza cinese che riesce ad essere sensualmente dolce e ferocemente dura. Gira la testa di lato, di scatto e lo senti, lo vedi da come stringe gli occhi, che quello è uno schiaffo che non gli brucia solo sulla guancia mai rasata, ma anche dentro, da qualche parte tra lo stomaco e il cuore. 0 quando se ne sta nascosto nel buio, con la pistola in mano, a fissare una porta a vetri. E' un duro, Sam Pezzo, è arrabbiato ma basta guardare la sua ombra disegnata sul muro alle sue spalle per capire che ha paura.
Okay, allora: Sam Pezzo. Dov'è finito? Comincio a dargli la caccia. Come avrebbe fatto lui, chiedo in giro a chi lo conosce e sono tanti. Quasi tutti gli autori di noir della attuale generazione, sottoscritto compreso, che assieme ad Hammett, Scerbanenco e Dostoevskij hanno i fumetti nelle loro letture formative e senza Sam Pezzo non scriverebbero le cose che scrivono. Okay, ma non basta. Batto gli ultimi posti in cui è stato visto, numeri di meravigliose riviste ormai estinte, fantomatiche raccolte in volume. Metto sotto torchio i negozianti di fumetti, un lavoretto classico, maniche di camicia, lampada puntata sul viso, ore e ore di interrogatorio, ma niente. Sam Pezzo è passato di lì ma adesso non c'è più. E' esaurito e non sono il solo a cercarlo. Sto per gettare la spugna quando, proprio come succede a lui nelle sue storie, ecco l'indizio fortunato. Una soffiata mi parla di una casa editrice di Roma. Dicono che per un bel po' Sam Pezzo si potrà trovare lì. Si chiama Lizard. Lizard, bel nome. Mi apposto sotto il suo portone, nascosto nell'ombra dei vicolo, rialzo il bavero dei trench e mi calo sugli occhi la tesa dei cappello. Se fumassi mi accenderei una sigaretta, ma non importa. Aspetto. Appena esce lo prendo.